La comunità piange Dima, cultore delle tradizioni

CINTO EUGANEO
Un malore fatale mentre tagliava l’erba nel giardino della sua abitazione, in via San Pietro, in prossimità del valico del Roverello tra Galzignano e Faedo. Il corpo steso a terra di Danilo Dima, detto “Sea”, ex gestore del rifugio “Re del Venda”, è stato notato venerdì pomeriggio da un ciclista di passaggio che ha allertato i soccorsi ma per il settantasettenne, nonostante il tentativo dei sanitari di rianimarlo, non c’era più nulla da fare. L’improvvisa scomparsa di Danilo, che lascia la moglie Andreina e i figli Giovanna, Elena e Dario, ha creato sconforto nel mondo della ristorazione collinare dove l’ex cuoco era conosciuto e stimato per la maniacale ricerca, per i menù del locale sul versante sud del Venda, dei sapori del territorio. Tra gli assidui frequentatori del rifugio, che ha chiuso i battenti una quindicina di anni fa quand’è stato trasformato in civile abitazione, c’era anche il naturalista di Este, Antonio Mazzetti, che del Venda conosce ogni minimo particolare. «Quanti bei ricordi in quel locale ricco di storia dedicato al leggendario guardaboschi Antonio Lionello, soprannominato Re del Venda per la sua prestanza fisica, che lavorava alle dipendenze del conte Giusti del Giardino», ricorda Mazzetti. «Quante serate passate con gli amici a gustare i piatti che Danilo e la moglie Andreina preparavano con grande sapienza. Non era un locale stellato, ma era frequentato dalla Padova bene per la genuinità della cucina e perché faceva respirare al cliente il profumo degli Euganei. Prima dell’istituzione del Parco Colli che ha bandito l’attività venatoria, uno dei piatti forti era la selvaggina. D’inverno non mancava mai la carne dei maiali che allevava in proprio. Danilo è morto nel suo podere, come un re contadino». L’estremo saluto a Danilo Dima nei prossimi giorni nel cimitero di Faedo. —
Gianni Biasetto
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