“LA CORRISPONDENZA”

Davanti ai film di Giuseppe Tornatore la critica si divide, tra peana di lode per l’impianto innovativo e denuncia della ricorrente ripetitività. I temi di Tornatore sono gli stessi da un pezzo, la memoria e l’inganno, la rappresentazione e la realtà, come nell’ambiguo “La migliore offerta”. In “La corrispondenza” essi assumono una ridondanza assoluta e tutto l’impianto complessivo vacilla, troppo in bilico sulla linea grigia della finzione. L’amore tra l’astrofisico scozzese Jeremy Irons e la studentessa fuori corso Olga Kurylenko assume fin dalle prime sequenze l’aspetto virtuale di un rapporto dei nostri tempi, scandito da Skype, sms, WhatsApp, con un tocco retrò di plichi con lettere scritte a mano e messaggi videoregistrati. Perché il professore scompare, ma continua a tenersi in relazione con la sua giovane amante, come uno “stregone” indovina i tempi e le azioni del suo “kamikaze”, una stunt che alterna lo studio delle stelle ai film d’azione. Ma se inizialmente la vicenda appare curiosa, presto si appiattisce diventando prevedibile, senza mai un sussulto di emozione, come la musica di Ennio Morricone anch’egli ripetitivo all’estremo. Come certe stelle che continuano a vedersi anche dopo morte, il cinema di Tornatore sembra brillare di una luce antica, ma non più viva.
Durata: 116’. Voto: ** ½
Michele Gottardi
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