La crisi colpisce i notai: «Affari calati del 60%, a rischio 550 posti»

Allarme del Consiglio del notariato anche sul rischio di infiltrazioni mafiose: chiesto l'aiuto della Finanza e il cambio delle attuali norme

PADOVA. Per arrestare l’escalation dei colletti bianchi della mafia, della n’drangheta, della camorra e delle nuove associazioni criminali straniere nel riciclaggio dei soldi sporchi anche nelle attività economiche del Nordest, occorre un nuovo tipo di collaborazione tra i notai ( 74 in provincia di Padova) le Fiamme gialle ed il ministero delle Finanze.

È necessario anche rivedere alcuni punti critici del D.L. n. 31 del 2007 che ancora oggi, ad oltre quattro anni di distanza, procura non pochi problemi, sia organizzativi che strategici ogni volta che un notaio ha l’obbligo di segnalare al Consiglio notarile nazionale un’eventuale anomalia sospetta che si è verificata nel corso di una compravendita immobiliare oppure nella costituzione di un nuovo assetto societario.

Questo, in estrema sintesi, è stato il messaggio uscito dal seminario del Consiglio provinciale notarile che si è tenuto, ieri, nella sede dell’Ordine in via Berchet 17. «Noi siamo professionisti con le funzioni di pubblico ufficiale», sottolinea Roberto Agostini, presidente dei notai padovani. «Dopo il grido dall’allarme lanciato, recentemente, sia dalla Procura antimafia a Roma che dalla Commissione parlamentare antimafia, guidata dal senatore Beppe Pisanu che si è riunita a Venezia, ci è parso doveroso organizzare un seminario mirato sul riciclaggio del danaro proveniente da attività illecite. Anche noi diciamo che la guardia non deve essere mai abbassata. Ma, per raggiungere obiettivi sempre più efficienti, noi notai abbiamo bisogno che lo Stato ci venga incontro con l’eliminazione dei punti critici che si trovano all’interno del D.L. n.31 del 2007». Molto apprezzata la relazione del consulente Manlio D’Agostino, che lavora presso l’Abi (associazione banche italiane) e per varie Procure della Repubblica. «Le preoccupazioni dei notai sono legittime», osserva D’Agostino, «solo con una nuova e più incisiva collaborazione tra i notai e la Guardia di finanza, all’interno di un quadro normativo più chiaro e meno problematico, la lotta al riciclaggio del danaro sporco potrà dare risultati migliori». E sempre dal seminario di ieri è uscita un’altra notizia: asnche i notai sentono la crisi e minacciano licenziamenti. «Da quando c’è la crisi i nostri affari sono calati del 50-60%», aggiunge Agostini. «All’orizzonte non si notano segnali di ripresa. Dal momento che le banche non erogano più i mutui di una volta ed hanno ridotto drasticamente i finanziamenti alle persone fisiche ed alle aziende, la nostra attività va avanti a passo di lumaca. Se la situazione non cambierà in tempi brevi, faremo sempre più fatica a conservare il posto di lavoro ai nostri dipendenti», oltre 500 a Padova, quasi tutte donne.

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