La donna-pecora in scarpe rosse: polemiche per la vetrina Diesel

C’è chi parla di cattivo gusto, chi si indigna e chiede un’umana “mobilitazione” per smobilitare l’ovina vetrina del negozio in via Santa Lucia a Padova

PADOVA. C’è chi parla di cattivo gusto, chi ci va giù più pesante, chi si indigna e chiede un’umana “mobilitazione” per smobilitare l’ovina vetrina del negozio Diesel in via Santa Lucia. Un allestimento semplice, due protagonisti: un manichino maschio, giubbetto in pelle, jeans, tutto scuro e alla sua destra, tutta chiara, una pecora con riccioli rossi a cascata laterale, chiodo con zip, jeans e zoccoli smaltati di rosa shocking.

Donna pecora, comunque la si veda. Una coppia ben assortita, il macho e l’ovina con il didietro segnato dai jeans, avrà pensato l’oltremodo creativo curatore della campagna: di sicuro l’immagine fa colpo e tutti la guardano, obiettivo raggiunto.

E di sicuro molti cominciano a parlarne, ma in questo caso l’obiettivo è raggiunto a metà perché parlano di come censurarla, quella vetrina. Renzo Rosso, il pastore della Diesel, ha usato altre volte pecore come “modelle” per foto: produce anche maglioni e la cosa ci sta, ma stavolta l’accostamento è uomo-donna pecora, altra storia.

Con notevole tempestività le vetrine Diesel stile pastorizia 4.0 sono state allestite (la campagna è nazionale) giusto nel periodo della Giornata contro la violenza sulle donne la cui immagine simbolo sono le scarpe rosseggianti. Come gli zoccoli della belante bestiola agghindata.

Nella vetrina accanto stessa storia ma al femminile, la pecora ha riccioli e zoccoli turchesi, la manichina umana è impellicciata. Volendo infierire, la donna e la sua alter ego. Su facebook è tam tam: Laura Bettini, psicomotricista, incita al boicottaggio; Milvia Boselli, Pd, parla di «cattivo gusto e responsabilità sociale nel modo in cui si raffigurano le donne» e ricorda quando, da presidente del consiglio comunale con Zanonato, grazie all’authority della pubblicità nel 2009 fece oscurare degli osceni manifesti della Relish, ditta napoletana di moda, nei quali poliziotti sudamericani palpeggiavano morbosamente due ragazze vestite di molto poco.


 

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