La favola del monastero restaurato
MONTEGROTTO TERME. Non che lo entusiasmasse troppo, ma l’idea di una pensione imminente aveva in qualche modo finito per accettarla. Questione di qualche annetto ancora. Per questo Flavio Colantuoni, dopo tanti incarichi assunti in gioventù lontano dalla sua Montegrotto, da una ventina d’anni a questa parte aveva accettato soltanto opportunità di lavoro nella zona euganea e in Laguna. Ha diretto gli Hotel “Trieste&Victoria”, “Residence” e “Due Torri”, tre “cinque stelle” del Gruppo Borile di Abano, poi Palazzina Grassi a Venezia e quindi, in attesa che ci fossero le condizioni per partire con un progetto messo in campo da un gruppo altoatesino per il Michelangelo di Teolo, aveva anche rilanciato il ristorante “Presidentino” nel cuore di Padova.
La telefonata. È stata la telefonata di un vecchio amico svizzero, Jean Rodolphe Lüthi, conosciuto da giovane durante un soggiorno di lavoro a Londra, a scompaginare e a mettere in discussione il suo quadro di certezze per il futuro. Una ricca ereditiera americana lo invitava a Miami per un colloquio di lavoro, mettendo a disposizione il suo jet personale per il viaggio. Lì per lì Flavio Colantuoni non aveva dato tanto peso a questa proposta. Gli sembrava quasi una boutade. Ma una seconda telefonata dell’amico svizzero, che la settimana dopo gli annunciava la possibilità di incontrare la misteriosa ereditiera americana sulla Costiera Amalfitana, lo convinse ad accettare quel biglietto aereo prepagato per la tratta Venezia - Napoli.
La sfida. Quel viaggio è la chiave di volta di questa storia dei tempi nostri, perché a Conca dei Marini, a due passi da Amalfi, Flavio Colantuoni ha accettato all’istante la sfida più stimolante della sua carriera. Riportare in vita un monastero del XVII secolo, già appartenuto alle Suore Domenicane di clausura del Conservatorio di Santa Rosa, quelle, per intenderci, che hanno creato la ricette delle famose “sfogliatelle di Santa Rosa”, dolci e tracimanti di crema. Il monastero era a pezzi, ma il luogo era quanto di più bello il navigato direttore d’albergo sampietrino avesse mai visto in vita sua. La costruzione stava lassù, in un posto da vertigine, sopra una rupe a picco sul mare. Tristemente abbandonata, cadente. Ai piedi del dirupo, su uno scoglio, la villa già appartenuta a Sofia Loren. Un posto da favola. Colantuoni se n’è subito innamorato.
La ricca ereditiera. Lei è Bianca Sharma, vedova di Ken Sharma, il signor “Texas Instruments”. Ingegnere originario dell’India che costruì la sua immensa fortuna nell’elettronica, lavorando anche con Steve Jobs. È mancato nel 1999, lasciando a Bianca, figlia di profughi giunti in America nel dopoguerra dalla Pomerania tedesca, il compito di far studiare i due figli maschi e di gestire lo smisurato patrimonio finanziario creato. Bianca fu stregata dal monastero Santa Rosa durante una gita in barca nel 2000. Acquistò il bene soffiandolo agli appetiti di Caltagirone (e pare anche di Berlusconi...), resistendo poi all’ostruzionismo costante di burocrati e amministratori. Lei aveva in mente di farne un albergo da sogno, rinnovando il fascino esercitato sugli stranieri dalle bellezze italiche già ai tempi del Grand Tour , nel Settecento. Ed è riuscita nel proposito.
Lavori a tempo di record. Flavio Colantuoni è stato ingaggiato nell’autunno del 2011, durante la fase decisiva del restauro del monastero seguito dall’architetto Francesco De Martino di Napoli con la supervisione della Soprintendenza di Salerno. Andavano impostati i servizi, gli impianti, la disposizione di camere e suite, la cucina, il giardino terrazzato, l’orto botanico, i magazzini. Persino il logo della carta intestata. Tutto, insomma. «Per sette mesi si è lavorato a ritmi impressionanti» ricorda Colantuoni «ma con tanto entusiasmo. Più volte si è reso necessario l’impiego dell’elicottero, come per posare le gigantesche pietre a bordo piscina. Il marmo di Gerusalemme che lastrica il Santa Rosa è giunto invece in nave e poi portato su direttamente dal mare. Tra acquisto e lavori l’operazione è costata 90 milioni di euro».
Alberto di Monaco. Nel maggio scorso l’apertura. Fra i primi ospiti anche Alberto di Monaco. Il luogo non è solo un “5 stelle lusso” con 8 camere e 12 suites, è la riproposizione di un monastero del Settecento adattato a foresteria. Di lusso, certo, ma non esibito in modo sfacciato. Sobrietà e gusto che si colgono nella scelta di far suonare la campana d’ingresso quando entrano gli ospiti, nelle musiche sacre di sottofondo (spesso canti gregoriani) che la mattina echeggiano nei corridoi, nella familiarità del servizio... «Ho fatto assumere una cinquantina di persone, quasi tutte della zona» dice Flavio Colatuoni «tutti professionalmente all’altezza. Ma il Monastero dà lavoro a un indotto notevole, per cui la gente del posto adora Bianca Sharma. Le è riconoscente per aver restituito alla zona il suo monumento simbolo e per aver dato un’opportunità di sviluppo in più. Conca dei Marini ha pure istituito un concorso gastronomico a respiro nazionale dedicato alla sfogliatella di Santa Rosa».
Riconoscimenti di prestigio. In pochi mesi la straordinaria bellezza del luogo ha meritato al Monastero Santa Rosa giudizi entusiastici da parte della stampa turistica specializzata, specie di quella americana. L’Hotel è entrato fra i cento migliori del mondo per tre guide autorevoli, sempre del mondo anglosassone. E pure la Spa è stata segnalata con distinzione. Colpisce in particolare la piscina a sfioro a picco sul mare, dove l’acqua si confonde con l’orizzonte di mare e cielo. Anche il ristorante, affidato allo chef tedesco Cristoph Bob, ex braccio destro di Heinz Beck, è subito entrato in tutte le migliori guide, con punteggi lusinghieri. Il Santa Rosa piace per le sue atmosfere mediterranee, per la vista mozzafiato su Amalfi, per le colazioni fatte in terrazza con prodotti biologici e per la storia che evoca. Il restauro ha valorizzato anche la ruota degli esposti, dove venivano lasciati i bambini non voluti per affidarli alla cura delle suore «Per il 2013 le prenotazioni stanno fioccando» dice Colantuoni «Il segmento del lusso per fortuna non conosce crisi. Nei giorni scorsi sono stato chiamato a Dallas per discutere i nuovi investimenti. Vorremmo ricavare un ristorantino a bordo piscina, perché un panorama così va goduto anche quando si è a tavola...».
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