La Fiera delle parole. Le donne, il silenzio complice

PADOVA. Letteratura che si intreccia alla cronaca, una realtà talmente agghiacciante da poter diventare un racconto-denuncia di un male che c'è, ma che nessuno vuole vedere. Storie di donne perseguitate, picchiate, stuprate, uccise da chi giura di amarle.
Le parole di Dacia Maraini assumono un valore diverso a Padova, appena trafitta dall'ultimo femminicidio registrato in Italia nel 2012. Paolo ha ucciso Erica. Ha ucciso la madre di sua figlia, la sua ex compagna, con quaranta coltellate. Un delitto consumato in casa, nel nido che d'un tratto si trasforma in un inferno. Nel programma della Fiera delle parole, il Palazzo della Ragione ha fatto da sfondo a una lucida riflessione su un problema «bruciante, in continua crescita», la violenza sulle donne. Dacia Maraini ha presentato “Amore rubato”, antologia di storie che hanno un minimo comun denominatore, la violenza maschile sulle donne, declinata in ogni sua forma: padri che violentano le figlie, ragazze stuprate dal branco.
«Donne uccise dai propri mariti, amanti, compagni. Un fenomeno talmente diffuso da avere un nome» dice la scrittrice candidata al premio Nobel, «Lo chiamano femminicidio». Maraini nel suo ultimo libro ha raccolto otto storie di donne. Racconti di cronaca che sono diventati letteratura: una ragazza vittima di uno stupro di gruppo, l'odissea di una giovane che ha denunciato il suo aguzzino, ma che non viene creduta.
«Perché oggi queste storie?», una domanda a bruciapelo posta da Alisa Del Re, docente dell'ateneo padovano che ha accompagnato Dacia Maraini nella discussione su di un «tema sempre più tragicamente attuale»: «Il libro e tutta la mia ricerca nascono proprio da questo interrogativo. Attraversando storie di dolore cerco di capire, ma purtroppo non ho risposte» risponde, che tenta poi di inquadrare un fenomeno «trasversale, che appartiene a tutte le società. Le donne uccise dai propri amanti, mariti e compagni sono sempre di più. Una ogni due giorni. Il fatto di cronaca, come quello che ha appena coinvolto una giovane coppia padovana, colpisce, ma poi quanti si chiedono il perché di ciò che è accaduto? La violenza tra sessi non è biologica, è culturale. Ogni violenza a mio parere è un prodotto storico, che nasce dalla non volontà di accettare la libertà degli altri. Nel mio libro non ho compiuto un lavoro di indagine giornalistica, ho rappresentato la violenza su donne moderne che per amore diventano cieche, non vedono, non denunciano e se lo fanno non vengono credute».
Dal racconto alla riflessione: «L'educazione e la cultura sublimano la violenza. Alcuni uomini, incoraggiati da una società che vede nel predatore il vincitore, non riescono a compiere questa operazione per arginare l'aggressività».
A fronte di numeri agghiaccianti snocciolati da Alisa Del Re, «solo il 18 per cento delle donne ritiene un crimine la violenza domestica, il 36 invece lo reputa un fatto naturale», Maraini punta il dito contro il silenzio femminile, quello che chiude le botte e i soprusi dentro casa. «Il cambiamento sta nella consa. pevolezza, nella riflessione su di un problema che non può emergere solo quando c'è sangue e morte».
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