La mamma di Massimiliano: «Una fatalità, non ci facciamo colpe»

MONTAGNANA. «Ho sempre fatto tutto con il cuore: zero matematica, zero calcoli. E rifarei tutto, non ci facciamo colpe». Silvia ha compiuto 40 anni l'altro ieri. È la mamma di Massimiliano Cogo. Era il più piccolo di quattro maschietti: 19, 15, 13 anni; e poi lui, che ne aveva 7. L'ultimo, il più coccolato: «Una vita sommersa di baci. Quando si svegliava, al mattino, d'inverno, lo avvolgevamo in una coperta, il papà lo accompagnava in cucina, dal guscio faceva uscire la sua manina e prendeva il pane con la Nutella. Mi diceva sempre che era nato dalla pancia del papà, che gli voleva più bene e io allora facevo l'arrabbiata, così ogni sera mi riprendeva “mamma, lo sai che scherzo”».
La tragedia di domenica: «Se un giorno fosse corso in strada, e fosse stato investito? A Montagnana è stata una fatalità. Mancavano 15 secondi al via della manche che vedeva impegnato il nostro secondogenito, Massi era fuori dall'area di partenza, è andato da un amico, gli ha chiesto “voglio andare a salutare papà”, come poteva dire no a un bimbo? Si sono avvicinati, mio marito era di spalle. La moto è sbucata. Non so cosa sia capitato a chi la guidava, e se gli si fosse inceppato l'acceleratore? Dopo l'incidente sono andata da lui, gli ho messo una mano sulla spalla. E se ora non si fa sentire, lo capisco. Capisco cosa sta provando».
Massimiliano aveva una marcia in più: «A Natale aveva vinto un premio a scuola. In una letterina a Babbo Natale aveva chiesto che andasse a costruire delle case per i bambini dell'Africa. Quando non finiva il pranzo o la cena, in un ritornello classico per le mamme, gli dicevo di spazzolare tutto pensando a chi non ne ha. E lui ci ha pensato a Natale».
Papà Ruggero è meccanico, l'officina sotto casa, lungo la strada che porta al centro del paese: «Massi pensava di fare il muratore, per andare a costruire le case ai suoi amici più sfortunati. Ma dentro di sé aveva una propensione, una sensibilità per lavorare con i motori. Un sabato, qualche tempo fa, gli avevo fatto conoscere Tony Cairoli, il campione di motocross: ci siamo fatti una foto insieme». Il lavoro manuale e la musica, la mamma gli ha trasmesso l'amore per il violino: «Ero in sei mesi, aspettavo la sua nascita e in un concerto da solista mi presentarono come “duetto”, avevo Massi dentro di me. E un duetto vero abbiamo potuto suonarlo, insieme su uno spartito».
Deve ancora arrivare il nullaosta alla sepoltura: «Spero facciano presto. Il mio bambino vuole riposare. Se oggi dovesse arrivare il via libera, il funerale potrebbe essere celebrato già sabato». I giorni trascorsi all'ospedale di Padova: «Ho incontrato grande umanità. Per questo, in chiesa, metteremo una cassetta delle offerte e daremo il ricavato alla Terapia intensiva pediatrica di Padova. Un piccolo dono, potrebbe aiutare ad acquistare qualche nuova attrezzatura. Tutto quello che può servire ad aiutare bambini come Massi». Silvia e Ruggero: lei, un fiume in piena; lui, pronto ad esserle sempre vicino, ad aiutarla. «Ci diamo forza. Abbiamo festeggiato i 20 anni di matrimonio, stiamo insieme da quando ne avevo 15. Sempre uniti: con i ragazzi di Schiavon abbiamo girato tanto, col camper e le moto dietro. E prima di comprare la moto, abbiamo sempre preso il casco». Affiorano, continue, insopprimibili, le istantanee di attimi preziosi e infiniti tra una mamma e il suo bimbo: «Mamma, sono andato a scuola oggi, va bene, ho capito come va. Allora perché devo tornarci anche domani?».
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