La mamma di Samira: la fuga è la prova che ha fatto del male a mia figlia

Parla Malika, madre della donna scomparsa ormai da oltre due mesi dalla sua casa: «Mohamed non voleva che venissi in Italia, avevo paura che portasse via la bambina»
Stanghella (PD), 29 Dicembre 2019. Conferenza stampa mamma di Samira El Attar, scomparsa da oltre un mese. Nella foto: mamma Malika e la sorella Anna paralano ai media.
Stanghella (PD), 29 Dicembre 2019. Conferenza stampa mamma di Samira El Attar, scomparsa da oltre un mese. Nella foto: mamma Malika e la sorella Anna paralano ai media.

Malika, la madre di Samira è visibilmente molto provata da quello che sta subendo, il viso stanco, gli occhi gonfi dalle lacrime, ma una grande forza d’animo le brilla negli occhi: lei vuole riabbracciare la figlia, in qualsiasi modo. Tanto che è arrivata a chiedere ai familiari di improvvisarsi nelle ricerche del corpo della figlia nei casolari e nei campi vicino all’abitazione.

La sua forza è data dalla nipotina, che non vedeva da tre anni e di cui ora si prende cura con amore ogni giorno. «Io lo sapevo che sarebbe scappato», racconta per la prima volta in diretta ai microfoni di Rai Uno per la trasmissione “Storie Italiane”. «All’inizio non pensavo che avesse il coraggio di scappare. Ma ora ho la certezza che sia stato lui a farle del male. La sua fuga è la prova che è stato lui».

La madre di Samira si è data questa spiegazione, dato poi che Mohamed non le aveva riservato l’accoglienza che solitamente viene riservata ad una seconda madre, ma anzi, evitava di parlare con lei, come se ci fosse qualcosa che non potesse far incrociare i loro sguardi.

«Non mi voleva qua», continua Malika. «Quando mi ha visto, non mi ha abbracciato, ma solo salutato e non mi ha mai detto niente su Samira, non l’ha mai nominata». Dopo questo fatto la madre di Samira non ha chiesto niente al genero, perché non aveva più il coraggio di affrontarlo. «Avevo paura che portasse via la bambina. Per questo non gli ho detto niente del mio arrivo in Italia. Credevo che scappasse con lei. Ed avrei perso anche mia nipote oltre che mia figlia», continua Malika.

Mohamed infatti, nella sua fuga del primo gennaio, complice un paese addormentato dopo i festeggiamenti di Capodanno, avrebbe potuto portare con sé nella fuga anche la figlia, dato che ne era ancora il tutore legale. «Non l’ha portata nella sua fuga perché sapeva che c’ero io a prendermi cura di lei. Siamo andati in Comune per avere l’affidamento e in un primo momento non voleva darmi l’affidamento congiunto, ma poi ha accettato».

Gli occhi gonfi trattengono le lacrime e la disperazione: «Avevo litigato con Mohamed perché non trattava bene mia figlia. Mi raccontava sempre cosa le faceva e a me non stava bene. La trattava male ed era geloso». La madre racconta che il genero rimproverava Samira per come si vestiva e la riprendeva spesso perché, nonostante le difficoltà economiche, non voleva che la moglie lavorasse. «La seguiva in macchina, si nascondeva e guardava dove andava e cosa faceva».

Samira non aveva detto alla madre che il giorno della scomparsa aveva un colloquio di lavoro, ma nella mattinata aveva inviato alla madre una foto mentre pregava in casa. «In una telefonata di mercoledì scorso ho sentito mia nipote che diceva a suo padre “hai picchiato la mamma e lei è caduta a terra”», conclude Malika nell’intervista.

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