La morte di Federico Bertollo Si farà il processo a Sogliacchi

Il ragazzo stroncato da un’overdose di eroina nella casa di via S.Pietro del 49enne L’accusa è spaccio di stupefacenti e decesso come conseguenza di altro reato

CITTADELLA Ci sarà un processo per la morte di Federico Bertollo, il 22enne di Cittadella ucciso da un'overdose di eroina e cocaina il 19 agosto scorso. Il pm padovano Emma Ferrero ha chiesto e ottenuto dal gip Domenica Gambardella il giudizio immediato per il 49enne cittadellese Ivano Sogliacchi, ancora in carcere con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e morte come conseguenza di altro reato (a difenderlo d’ufficio l’avvocato Giuseppe Pavan). La tragedia si era consumata a casa di Sogliacchi, in un appartamento di Cittadella in via San Pietro 120, nella zona di Borgo Treviso.

La prova

Secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbe stato proprio Ivano a iniettare la droga al 22enne, una giovinezza ferita e fragile, una difficile convivenza con una disabilità nonostante l’amore della famiglia.

La prova è il segno della puntura sulla mano sana di Federico, la destra. L’altra mano era paralizzata, un handicap che aveva colpito anche quella parte del corpo in seguito a un incidente. E che lo aveva reso zoppicante. A 15 anni, infatti, era stato investito ed era finito in coma, salvandosi per miracolo. Da allora era arrabbiato con la vita e tormentato, vedendo svanire il sogno di dedicarsi alla musica e di diventare un chitarrista. «Da solo non avrebbe mai potuto iniettarsi lo stupefacente...» aveva detto fin da subito il fratello maggiore, l’avvocato Andrea Bertollo, «Federico temeva gli aghi. È vero, in passato aveva avuto problemi di droga, ma ne era uscito, faceva le analisi, era pulito. Lavorava in una cooperativa da un mese e mezzo, con il suo impegno si stava conquistando la stima dei dirigenti».

La ricostruzione

A raccontare il film dell’accaduto, il terzo amico che partecipava a quell’incontro tra solitudine e sballo, ancora indagato (in stato di libertà) per omissione di soccorso: «Era un mix di cocaina ed eroina, volevamo fumarcela, ma era troppo solida, e allora Ivano si è offerto di scaldarla e di fare l’iniezione. La prima dose a me, la seconda a Federico. Ivano no, non l’ha presa». Poi Federico si sente male. «Il petto si muoveva, respirava: pensavamo “si sveglierà”» aveva raccontato l’amico della vittima e di Sogliacchi, una persona con problemi psichici tanto da essere seguito da un amministratore di sostegno, «Dal momento in cui si è assopito a quando abbiamo dato l’allarme saranno passati al massimo tre quarti d’ora. Vedendo che non si svegliava abbiamo chiamato il 118, ma lui respirava ancora». Invece per Federico non c’è stato nulla da fare. Per Sogliacchi è scattato l’arresto: era stato lui a comprare quella droga maledetta con i soldi di Federico. La famiglia del ragazzo è tutelata dal penalista Ernesto De Toni.-

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