La mostra su Gauguin la più vista di sempre a palazzo Zabarella

PADOVA. Nonostante le numerosissime richieste, non ci saranno proroghe per “Gauguin e gli impressionisti”, la mostra più visitata da quando, nel 1997, ebbe inizio l’attività espositiva della Fondazione Bano a palazzo Zabarella. In questi 22 anni i successi sono stati tanti: Hayez, Boldini, de Chirico, De Nittis, Corcos e Zandomeneghi, solo per citarne alcuni. Ma quella che chiuderà domenica prossima è la mostra dei record. È ancora presto per fare dei bilanci, ma “Gauguin e gli impressionisti”, partita alla grande il 29 settembre scorso, ha fatto sicuramente grandi numeri.
Ieri, penultima domenica di apertura, la corte di palazzo Zabarella era gremita dai visitatori, provenienti da tutta Italia e da altri Paesi. «Le code ci sono sempre state», dice Federico Bano, presidente della Fondazione che l’ha organizzata insieme al Comune di Padova e al Museo danese di Ordrupgaard, dal quale provengono i capolavori esposti. «Per azzardare delle cifre è ancora presto, ma di sicuro la mostra è stata un successo clamoroso. Il grande afflusso di questa domenica è dovuto al fatto che il 27 gennaio la mostra chiuderà e non ci saranno proroghe. In questi giorni siamo stati sommersi dalle richieste di prolungare l’esposizione, ma non è possibile. Domenica prossima ultimo giorno».
Padova è stata l’unica città italiana e una delle quattro nel mondo a poter ospitare i capolavori della collezione Ordrupgaard: opere di Gauguin, Manet, Cézanne, Degas, Matisse, Monet, Renoir e altri ancora, raccolte in soli due anni, dal 1916 al 1918, dal banchiere e filantropo Wilhelm Hansen con la moglie Henny. La collezione, considerata una delle migliori raccolte europee di arte impressionista, è stata portata a Padova grazie al rinnovo del museo, a nord di Copenaghen, dove ritornerà dalla Svizzera, prossima tappa dopo Padova. «Vista la qualità della mostra», conclude Bano, «ci aspettavamo un risultato molto positivo, ma il successo è stato superiore alle più rosee previsioni. Ne siamo molto felici, non soltanto per palazzo Zabarella, ma per il sistema Padova nel suo complesso». —
Madina Fabretto
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