La palestra di “botta e risposta” che serve anche a evitare multe

Sapersela cavare tra argomentazioni, confutazioni, dialoghi socratici, tesi, repliche, dibattiti, il tutto in modo serio ma non serioso. Informarsi per essere in grado di sostenere e motivare il proprio punto di vista. Vuol dire capacità di gestire le relazioni, autostima, equilibrio, una forma mentis protetta dal rischio “stato liquido”. Vuol dire non urlare, perché parlano le tesi; liberarsi dalla zavorra dell’emotività pronta a bloccare o snaturare il confronto con gli altri; procedere con sicurezza e coltivare l’ascolto. Niente a che fare con le opinioni abborracciate e le “verità” sparse dal ventilatore dei social: due parole in stentato italiano tronfie di solitarie e per lo più sgangherate e granitiche certezze in ascolto della propria eco.
E’ la “palestra di botta e risposta”, un allenamento, un insegnamento che l’università, grazie a Adelino Cattani, 69 anni, docente di Teoria dell’argomentazione al Bo (500 esami all’anno, corso nato nel 2001, primo in Italia e quasi unico), porta in giro per i licei del Veneto. Il format si chiama “Patavina libertas” e racchiude un protocollo con le norme che regolano lo sviluppo dello scambio discorsivo. In concreto vuol dire un anno di incontri extra orario scolastico, ogni 12-15 giorni, poi selezioni incrociate tra tutte le squadre, ognuna composta da sette studenti disputanti più le riserve, e alla fine l’ultima sfida con proclamazione dei vincitori. Sfida che, intitolata “Ti gonfio di (buone) parole”, si svolge oggi dalle 10 alle 12 al centro San Gaetano tra le squadre dello scientifico Don Bosco di Padova e del linguistico De Collo di Conegliano. Si confronteranno, brandendo il nobile fioretto della retorica, sul tema “Il ’68 per l’”immaginazione al potere”: la Generazione Z condivide?». Pochi minuti a intervento, ogni ragazzo con un ruolo (chi espone, chi confuta, chi dialoga socraticamente e provocatoriamente) e poi una giuria composta dal sommo allenatore Cattani e da suoi collaboratori decreterà i vincitori in base a precisi criteri. Alla “palestra di botta e risposta” negli anni a Padova hanno partecipato, tra gli altri, i licei Marchesi, Curiel, Tito Livio: «adesso hanno acquisito il metodo e organizzano le sfide da soli, noi fungiamo solo da giudici. Quest’anno abbiamo allargato a scuole nuove», spiega Cattani «E’ un lavoro interessante che produce cambiamenti nei ragazzi e ne valorizza le competenze, anzi ne crea di nuove a livello di gestione dello stress, di lavoro di gruppo, pensiero critico. Va chiarito che è un’esercitazione dunque non si tratta di difendere tesi preconcette. Un’esercitazione di logica e retorica, valorizzando il ragionamento: non basta sostenere di avere ragione, bisogna argomentarla, la ragione. E’ l’età del bastian contrario, e gli studenti si appassionano a questa attività. In particolare le ragazze tanto che a volte bisogna controllarne l’aggressività. Lo scopo è anche quello di valorizzare gli spiriti introversi e equilibrare quelli dirompenti». E così si affollano le palestra di botta e risposta, con gli studenti a sviscerare, dirimere, argomentare i più diversi temi. Del tipo: “La storia è maestra di vita?”, “La rete web è uno spazio di libertà?”, “E’ giustificato parlare di ragazzi sdraiati?”, “La verità prima di tutto e sopra tutto?”. “Vive meglio chi si illude?” e via disputando, pro e contro. «I ragazzi che hanno partecipato alla palestra, alla maturità hanno conseguito voti più alti. Imparano a rispondere alle domande, il che vale a scuola ma anche in famiglia, con gli amici, nella vita». E anche con i vigili, se capita. «Ero vicino a Edimburgo in auto, correvo troppo e i “bobby” mi hanno fermato: eccesso di velocità» racconta Adelino Cattani; «Mai negare. Ho ammesso ma poi ho chiesto: sapete perché correvo? Perché sono in ritardo a un convegno sullo humor inglese e se adesso voi mi multate, con che spirito arrivo a parlarne?». Risultato, i bobby non hanno trovato argomentazioni da opporre, hanno sorriso e lo hanno scortato a tutto spirito fino a Edimburgo.
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