La Soprintendenza entra in azione per salvaguardare i mosaici di Gatto

Scongiurare la demolizione del mosaico murale di Angelo Gatto in centro a San Martino di Lupari: la Soprintendenza si prende a cuore la questione sollevata il mese scorso dall’Associazione Dipintori Luparensi, sostenuta dall’architetto Tullio Cigni. E – casualmente – sempre la Soprintendenza nota un’errata colorazione dello storico monumento ai Caduti risalente al 1923.
«La dottoressa Monica Pregnolato ha svolto un sopralluogo con la sua assistente» racconta Cigni, che per oltre quarant’anni ha insegnato allo Iuav a Venezia, mettendo in fila pubblicazioni e relazioni scientifiche in ogni parte del mondo. L’obiettivo è salvare un mosaico di pregio: un’impresa si sta occupando della demolizione dell’edificio di via Roma, in centro, dov’era attiva la gelateria-pizzeria Sgambaro, chiusa da una ventina d’anni.
Su una parete – quasi interamente coperta da un intonaco in plastica com’era in uso negli anni 80 – si può notare in minima parte l’opera di Angelo Gatto, maestro frescatore, che divenne cittadino onorario di San Martino di Lupari nel 2013. Gatto arrivò qui appena trentenne, all’inizio degli anni 50, per realizzare gli affreschi del duomo, considerati un capolavoro.
«La dottoressa Pregnolato» spiega Cigni «era interessata al mosaico e ha garantito che se ne occuperà alla luce della normativa vigente». Infatti, l’articolo 50 del Codice dei beni culturali e del paesaggio vieta – senza l’autorizzazione del soprintendente – “il distacco di affreschi, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista”.
«Nel corso del sopralluogo la funzionaria si è soffermata anche ad osservare il monumento ai Caduti al centro della piazza. Circa 8/9 anni fa è stato dipinto con un orrendo colore finto bronzo, secondo le indicazioni dell’allora sindaco» osserva Cigni «Così è andata distrutta la precedente patina accumulatasi nel tempo, visto che il monumento è stato eretto nel 1923. Su questa colorazione la tecnica della Soprintendenza ha segnalato il dissenso e ha detto che approfondirà anche questo problema», conclude l’architetto. Che non nasconde la soddisfazione per l’attenzione garantita al mosaico: Gatto rappresentò le figure di un arlecchino e di un pulcinella. Inoltre, sulla pavimentazione dell’ingresso, sono state realizzate con ritagli di marmo colorato altre due figure simboliche: un gambero, con chiara allusione al nome della famiglia committente, gli Sgambaro; e poi il gatto, in marmo nero, evidente citazione autografa dell’artista. «Sono reperti» ha ribadito il docente «di grande valore storico e artistico, che sarebbe doveroso conservare e trasmettere alla comunità e alle future generazioni». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova