La stanza dei segreti degna dell’agente 007 bitcoin sotto sequestro

Una bella palazzina liberty nel cuore alla Sacra Famiglia in via Mentana 7/a. E solo la testardaggine degli investigatori (la squadra mobile di Padova e il pm Benedetto Roberti) ha svelato quella parete magica che, come nei film dell’agente 007 James Bond, d’improvviso si è alzata. È bastato azionare il grimaldello (girare il pomello di un attaccapanni) e voilà: è apparsa una serratura e, dopo aver azionato con la chiave una mandata, ecco scoperto il gran bazar della droga, almeno 14 chilogrammi fra marijuana e hashish sfuggiti perfino al fiuto del cane Zeus.
È uno dei retroscena della maxi-retata del 9 ottobre su un traffico di droga e investimenti in moneta virtuale.
Nemmeno i poliziotti s’aspettavano di trovare la parete semovibile. Quando sono entrati nella dimora hanno capito, però, che in una camera c’era qualcosa di strano. E nella “stanza dei segreti” hanno cominciato ad abbattere muri e a grattare pareti. Un’ora più tardi, temendo che fosse mezza smantellato l’intero alloggio, uno degli arrestati (il romeno Raul Buta, 30 anni) ha “cantato” e consegnato le chiavi per sollevare la parete semovibile indicando come azionare il tutto. Funghi allucinogeni, invece, erano già stati sequestrati nella cucina della casa affittata a 1.600 euro mensili oltreché da Buta anche da Emanuele Lovato detto anche il “dottore”, 36 anni, gestore del bar Alexander nella centralissima via San Francesco, e dalla compagna Marianna Zoia, 37.
La coppia, tuttavia, viveva altrove: ultimamente al Portello (dove è stata sequestrata altra droga facendo salire il totale a 100 chili), ma la residenza di regola cambiava ogni anno, al massimo un anno e mezzo. La loro casa era meta di tanti clienti, studenti universitari e professionisti per lo più.
Sempre nella villa è stato sequestrato un pandaminer, una nuova soluzione di dispositivi hardware per fare il mining (la produzione) delle monete digitali. Così, su richiesta del pm Roberti, il gip Cristina Cavaggion ha convalidato il sequestro preventivo di ethereum per un valore di 9350 euro e bitcoin per 2530 euro, valute virtuali depositate nel wallet o portafoglio virtuale di Lovato. Sequestro che, di fatto, si è tradotto in uno dei primi provvedimenti in Italia in questo settore. Di conseguenza è scattata pure la contestazione di autoriciclaggio a carico di Lovato, considerato il capo dell’organizzazione specializzata nell’importazione di hashish e marijuana con percentuale di purezza altissima coltivata in Spagna.
Arrestato in flagranza è stato lo studente trentino Emanuele Dal Fabbro, 24enne iscritto al terzo anno di Statistica, ora ai domiciliari nella casa dei genitori a Trento e pure indagato fin dal 2017 nell’indagine che ha provocato il blitz. Era uno dei clienti di Lovato dal quale acquistava hashish, marijuana ed eroina. Nel suo domicilio padovano, in via Siracusa, il 9 ottobre sono stati sequestrati quasi 2 chili di hashish, 600 grammi di marijuana e 45 grammi di eroina che, a sua volta, rivendeva. Indagato (ma in stato di libertà) un 21enne di Treviso, Piero Pasqualin, che trasferiva nel mercato trevigiano parte della droga. Ora l’inchiesta prosegue. —
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