La stirpe di artisti che riposa nell'Oratorio San Michele

La scoperta nella città del Santo: un documento indica il sepolcro dei Bonazza nell’oratorio padovano caro agli angeli
MALFITANO - ORATORIO DI SAN MICHELE
MALFITANO - ORATORIO DI SAN MICHELE

PADOVA. L’appuntamento, nella piazzola davanti all’oratorio di San Michele, all’ombra della Specola a Padova. È una visita guidata alla scoperta dell’oratorio e dei segreti della Specola. La piccola chiesa, una delle più antiche della città, colma di opere d’arte, esce da una storia complessa. Pare che sia stata costruita più di 1000 anni fa, nel 970, espressione del culto di origine bizantina dei Santi Arcangeli, diffuso con il novello prestigio dell’Esarcato di Ravenna.

Nei secoli passa di mano: alla fine del Trecento entra nell’orbita di influenza dei Carraresi, nel 1479 è affidata alla congregazione veneziana del Santo Spirito. Quando questa viene soppressa, diventa proprietà della Repubblica di San Marco e successivamente di monsignor Girolamo Dolfin, patriarca di Aquileia, quindi le chiavi dell’edificio sacro diventano possesso di diverse famiglie veneziane: Mocenigo, Pisani, Soranzo e altre. Nel 1792 viene scialbata, accecati gli affreschi e nel 1815 Francesco Pisani decide di demolirla. Si salva parte della navata e la cappella dedicata alla Vergine dipinta da Jacopo da Verona.

Lo storico dell’arte monsignor Claudio Bellinati riporta un documento settecentesco che segnala la presenza nel mezzo della chiesa del sepolcro della famiglia Bonazza: «Qui giacciono Antonio Bonazza che fu eccellente nel trattare il marmo; Francesco incisor di cornici e mosaicista; Giovanni oriundo di Venezia, ma che si può dir padovano, avendo qui stabilito il proprio domicilio. Egli fu discepolo del maestro Giusto e riuscì molto bene nel disegno e nell’armonia. Tommaso figlio di Giovanni, in un primo tempo sepolto nella chiesa di San Tomaso (Thomas Beckett), ma poi traslato a San Michele».

Una saga di pittori veneziani racchiusi nel sepolcro della piccola, antichissima chiesa padovana. Perché? «Questa è un’area sacra all’arte: nel vicino Borgo della Paglia, il Palladio, Andrea della Gondola, fanciullo giocava tra pietre e barche calafatate; poco lontano nella Casa della Rampa, Reggia Carrarese, i signori di Padova avevano collocato le stupende pitture su tavola dedicate all’esercito degli angeli che ora si trovano al Museo Civico».

L’oratorio è costruito sopra una chiesa ancora più antica intitolata ai Santi Arcangeli. «San Michele Arcangelo» nota Bellinati «dopo l’impero romano attraverso un culto importato dall’Oriente, diventa un presidio contro il male. A questo piccolo Davide guerriero, armato di spada, viene affidata la difesa della fede contro le orde di Satana. Una superba pittura di Guido Reni (1636) mostra l’arcangelo mentre schiaccia la testa del demonio. Forse è proprio questo spirito che porta alla singolare circostanza per cui un edificio sacro a San Michele viene realizzato nei pressi di una grande emergenza architettonica laica e guerresca. Qui in città la contrapposizione è con la mole del Castello, corte carrarese e fortezza. L’oratorio è un gioiello di arte sacra che ha quasi la funzione di un totem scacciademoni. Un abbinamento simile lo troviamo a Pozzoveggiani dove un altro oratorio intitolato a San Michele si trova vicino al tempio romano dedicato alla Dea Fortuna. Pullula di angeli Castel Sant’Angelo, mausoleo di Adriano, rifugio, prigione, fortezza. Un arcangelo Michele si trova anche, possente come un titano, in una delle piazze del Cremlino».

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