La vendetta di un facchino tra le ipotesi dell’attentato

I carabinieri stanno vagliando tutte le piste per scoprire gli autori del gesto intimidatorio che ha colpito il fiscalista Paolo Sinagra Brisca. Anche quella che l’autore del gesto, che segue la bruciatura di due automobili del commercialista, sia un lavoratore coinvolto nell’affare della cooperative finite sotto inchiesta. Verso le 3.30 della notte tra sabato e domenica, ignoti hanno portato un copertone davanti alla porta d’ingresso della bifamigliare di via Panzacchi 11 alla Guizza e l’hanno incendiato. Sono esplosi gli infissi e si è bruciata parte della porta d’ingresso e annerito il muro.
«L’allarme l’ho dato io, ho sentito i vetri scoppiare e mi sono svegliata» racconta la vicina di casa che abita nell’altra porzione della casa. «Ho avvertito il signor Brisca che da qualche tempo non abita più qui. Poi sono arrivati i pompieri che hanno spento il rogo». Commercialista stimato, Paolo Sinagra Brisca è stato considerato dagli inquirenti il braccio destro di Willi Zampieri. Il suo suggeritore, il registra delle operazioni finanziarie che hanno portato alla costituzione delle Free West, la società che poi ha gestito per un certo tempo in franchising le birrerie-ristoranti dei Cinecity di Limena e Silea. Paolo Sinagra Brisca, si è trasferito a Padova da Trento nel 1974 e ha sempre fatto il commercialista. Ora è a processo con Willi Zampieri e la consulente del lavoro Patrizia Trivellato, l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla falsità materiale commessa in privato, omesso versamento di ritenute previdenziali e evasione fiscale. Al terzetto sono contestati una serie di omessi versamenti di contributi previdenziali per circa 14 milioni di euro. In più devono rispondere di non aver presentato dichiarazioni per 13,8 milioni di euro e di non aver pagato 2,2 milioni di Iva. Così decine e decine di lavoratori, già sfruttati e sottopagati, si sono ritrovati senza un'occupazione, con i contributi mai versati e la liquidazione prosciugata. Un paio d’anni fa Zampieri e la Trivellato (ma non Sinagra Brisca) avevano chiesto il patteggiamento che è stato rifiutato dal pubblico ministero Canova: troppe esigue le pene proposte. Zampieri voleva chiudere i conti con la giustizia patteggiando 3 anni e 4 mesi e la Trivellato 2 anni. I tre avevano messo in piedi un'associazione capace di drenare 30 milioni di euro all’erario, falsificando i documenti contabili di decine di coop del settore della logistica con un migliaio di addetti (a cui non versavano i contributi). Soldi riciclati in attività economiche e immobili. Nel settembre 2010 il business milionario era stato interrotto dalla Finanza di Padova.
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