L’Alì e le foto esposte «Ladri professionisti non gente affamata»

Le immagini di chi ruba al supermarket esposte in bacheca L’esperto: «L’errore sta nel non scrivere una spiegazione»

TERRANEGRA. «Non si tratta di non seguire le regole o di nuova strategia anti furti. I furti sono stati tutti e tempestivamente denunciati alle forze dell'ordine. In alcuni casi i ladri, colti in flagranza di reato, vengono fermati. Ma poi subito scarcerati». La direzione dell'Alì, dopo la notizia delle foto delle ladre affisse alla porta d'ingresso dei punti vendita cittadini, spiega la scelta strategica con una nota scritta: «Per tutelare la sicurezza dei punti vendita, abbiamo quattro agenzie investigative che vigilano all'interno di tutti i nostri negozi per evitare i furti; nonostante questo, dei colpi riescono comunque ad andare a segno», si legge ancora, «Gli autori di questi episodi sono quindi ladri di professione, che agiscono con calcolo e destrezza, non persone bisognose. E noi non abbiamo mai fatto mancare iniziative a sostegno delle persone in difficoltà, come le collette di cibo per il Banco Alimentare o le spese solidali. Per questo abbiamo deciso di affiggere questo cartello all'esterno dei nostri supermercati, a tutela del personale, dei clienti e dei negozi. Si tratta di un gesto forte, ma in ogni caso i volti non sono riconoscibili». Anche lo fossero, Alì non rischierebbe d'essere denunciato dai ladri perché quelle foto hanno un fine di «giustizia». A spiegare l'aspetto giuridico l'avvocato Massimo Stefanutti che si occupa specificatamente di proprietà intellettuale e diritto alla fotografia: «L'errore del supermercato» spiega l'avvocato «è quello di non accompagnare le foto con una spiegazione, perché manca la palese ragione di giustizia: in alcuni casi è possibile infatti, secondo la legge 633 del 1941 sul diritto d'autore, articoli 96-97, usare il ritratto di qualcuno (esponendolo o pubblicandolo) senza aver ricevuto l'autorizzazione. Come foto segnaletiche o delle persone scomparse o quando si mostra il video del ladro. Naturalmente bisogna essere sicuri che si tratta di ladri. Non scrivendo perché si espongono le foto otretutto non se ne capisce il motivo. A Venezia, ad esempio, attaccano le foto delle borseggiatrici». Il ladro può intentare causa? «Sì, può provare con una causa civile, tanto più che non è spiegato perché è esposta la sua immagine».

Elvira Scigliano

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