L'archivio delle lotte femministe donato alla biblioteca

Il materiale della sociologa Mariarosa Dalla Costa teorica del Movimento per il salario al lavoro domestico
Una manifestazione di femministe negli anni Settanta
Una manifestazione di femministe negli anni Settanta

PADOVA. È testimonianza, racconto, analisi politica, storia di lotta di e per le donne che arriva da lontano. A iniziare dai gloriosi anni Settanta delle gonnellone, degli zoccoletti di legno, abbasso la ceretta viva l’autocoscienza fino allo sfinimento; gli anni Settanta dei cortei, del ciclostile, del crederci, delle grandi battaglie per la dignità, la libera scelta, i diritti. Una lotta, per usare una parola rottamata non sia mai, o un percorso per dirla liscia, che arriva da lontano ma lontano deve ancora arrivare.

È il ponderoso archivio del Movimento femminista per il salario al lavoro domestico, a livello nazionale e internazionale, comprensivo di materiali di altri movimenti femministi in Italia e all’estero. Insomma, è tutto quello che la padovana Maria Rosa Dalla Costa, sociologa, teorica del Salario al lavoro domestico, ha prodotto e raccolto nei suoi intensi decenni di attività militante e di pensiero all’avanguardia. Un archivio che la studiosa nel 2011 donò alla Biblioteca civica di Padova che da due anni aveva lasciato la vecchia sede nelle ali esterne dell’ex convento del Santo per essere trasferita nell’allora nuovo centro culturale Altinate, un miracolo architettonico nato dalle spoglie dell’ex tribunale. Il materiale è stato messo a disposizione del pubblico nel 2013 e a settembre di quest’anno sono stati fatti la seconda revisione e l’aggiornamento. Tanto per dare indicazioni concrete, il tutto è consultabile in saletta archivi il lunedì e giovedì, e in quella saletta vari studiosi e studiose dall’Italia e dall’estero sono già venuti a leggerlo, compulsarlo, interrogarlo.

La “donazione Mariarosa Dalla Costa”, dotata di inventario analitico, raccoglie complessivamente migliaia di pezzi, in forma cartacea o multimediale (dischi, filmati, registrazioni, fotografie e altro), che rappresentano un patrimonio documentario fondamentale per la storia del movimento. Materiali relativi a un filone del Movimento femminista in Italia nato prima come Movimento di lotta femminile, poi Lotta femminista e ancora Movimento dei gruppi e comitato per il salario al lavoro domestico. Nei Paesi anglofoni è la rete di Wages for housework. Siamo nei primi anni Settanta. A Padova e in Italia, con saggi e attività, la Dalla Costa lavora a un concetto “rivoluzionario”: il lavoro domestico gratuito è schiavitù, è obbligo a tenere in piedi casa e famiglia (e a riprodurla) ma a dipendere dall’uomo e dal suo stipendio. Una dipendenza che paralizza qualsiasi altra scelta di vita. «Rompere questa contraddizione», scrive la sociologa «voleva dire aprire lotte in ogni luogo per far costare il lavoro domestico. Ma è anche un grande risveglio culturale. Il tema del lavoro domestico si impone in tutto il Movimento femminista al posto dell’emancipazione attraverso il lavoro esterno anche in quei circuiti che non condividono di chiedere una sua salarizzazione. Le donne rifiutano sempre di più una femminilità fatta di infinita disponibilità a riprodurre gratuitamente altri».

A voler approfondire, ché la faccenda non è passata di attualità anche se oggi pare fantascienza: «Oltre che far costare il lavoro domestico, si richiede un sistema di servizi che liberi tempo anche per la casalinga, non solo per la donna occupata fuori; si richiede un dimezzamento del tempo di lavoro esterno perché tutti, uomini e donne, possano dedicare tempo alla riproduzione, tempo per le incombenze ma anche per lo scambio affettivo», scrive sempre Dalla Costa nel presentare il materiale.

E poi la storia continua, e l’archivio pure: la mobilitazione sul lavoro domestico si intreccia con la mobilitazione su tutti quei diritti negati della vita femminile che impediscono alla donna di emergere come persona, soggetto autonomo, dotato di tutti i diritti e delle libertà fondamentali, soggetto che pretende di autodeterminarsi in ogni ambito della vita, a partire da sessualità e procreazione. Arriva la lotta per la legalizzazione dell’aborto, arrivano le altre battaglie. L’archivio è lì a ricordare. E chissà, magari a rilanciare.

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