«Lascia stare tutto...» L’indagine a rischio per colpa di una talpa

Nelle intercettazioni telefoniche emerge la preoccupazione della gang che temeva l’intervento degli uomini del Ros

PADOVA. Una corsa contro il tempo. Ecco il lavoro del Ros di Torino che per anni ha ricostruito tassello per tassello il puzzle dell’organizzazione. Un lavoro certosino che stava per essere buttato via a causa di una “talpa”. Lo scrivono in una relazione i carabinieri, dopo aver notato una strana coincidenza. Nel marzo del 2008, infatti, mentre nella sede dell’Unità europea di cooperazione giudiziaria Eurojust dell’Aja si discute del sodalizio calabro-bulgaro (le coi indagini coinvolgono più polizie europee), Tinko Garev, braccio destro di Nikolov Banev chiama Fabio Cattelan dicendogli di lasciar stare tutto, in merito al prossimo carico perché il business è stato scoperto. Qualche minuto dopo Cattelan cerca al telefono Antonio Melato: quest’ultimo è già a conoscenza di quanto si sta discutendo in Olanda. «Ho appena ricevuto un messaggio bruttissimo, lascia stare tutto», dice Melato a Cattelan, che risponde: «Sei sicuro che non si faccia più nulla?». «Sì. E’ tutto finito, qua si finisce in galera. Altro che colomba qui non mangiamo nemmeno il panettone. Devo parlare con l’avvocato». Il torinese Fabio Cattelan, per gli inquirenti, è una figura cardine dell’inchiesta. Perché si interfaccia con i collaboratori di Banev (Garev e Boev), conosce molto bene Antonio Melato e si fida del “padovano” Iovtchev. Cattelan frequenta il Veneto anche perché risulta dagli atti essere socio della ditta “Cizeta Cattelan Fabio & C sas” di Limena. Il rapporto telefonico fra Cattelan e Antonio Melato è strettissimo. È quest’ultimo, tra l’altro, con le sue parole, a far capire ai militari il ruolo di Banev. «Ma che fa il “nonno” (Banev)?», chiede Cattelan a Melato. «Lui (il “nonno”) non c’entra nulla, lui mette solo il denaro e basta. Il resto è responsabilità nostra. Mia e degli altri due». Ed è sempre Fabio Cattelan, su richiesta di Melato, nel 2007 ad andare a casa «del dentista» (un odontotecnico di Ponte San Nicolò) per prendere un documento falso custodito da quest’ultimo, in modo da portarglielo in Croazia.

Fabio, tuttavia, è in contatto anche con il fratello Lucio (originario di Padova) il quale per l’organizzazione si prodigava per reclutare gli skipper «Ho trovato il cuoco», dice Lucio a Fabio ma quest’ultimo risponde: «Lascia stare, la cena non si fa più». La telefonata è del giorno del sequestro del vascello di Voltan nel 2007.

Anche Silvio Nikolay Iovtchev aveva una certa dimestichezza con il Veneto. È lui ad organizzare i viaggi dei corrieri che coinvolgono sia persone bulgare che veneti. Come Moreno Destro, fermato a Ca’ Venier, località del Comune di Cavarzere con un chilo di cocaina in auto che gli era appena stato consegnato da un corriere bulgaro. Ioctchev più volte fra il 2005 e il 2007 è stato controllato a Limena (a casa di C.M.) in auto a Santa Margherita di Codevigo (per incontrarsi con due bulgari), in un locale del Lido di Jesolo e in un ristorante di Chioggia gestito da A.V., denunciato perché trovato in possesso di droga. (p.bar.)

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