L’autista copriva il complice preso lo sparatore del fast food

Si è presentato dai carabinieri ancora con il sibilo della pallottola che gli è passata a pochi centimetri dalla testa. Terrorizzato dopo due giorni, tremava ancora. «Quella pallottola era indirizzata anche a me», ha ammesso agli investigatori accompagnato da un avvocato. Lui, tunisino, ha raccontato che con quegli albanesi c’era una sorta di guerra per questioni di droga. «Era un regolamento di conti» e ha fatto il nome dell’albanese che aveva sparato.
Dopo che quella pallottola l’ha sfiorato lui ha trovato la forza di scavalcare un muro alto 4 metri dietro all’esercizio commerciale, per mettersi in salvo. I carabinieri in meno di 24 ore dagli spari contro il kebab “Friend’s Fast Food” del 9 ottobre in via Cavazzana 43 avevano arrestato Ervis Rakipi, che si autoaccusò di aver sparato lui contro l’esercizio commerciale. Ma le indagini hanno portato ad accertare che lui era solo l’autista. Rakipi venne trovato in possesso di cocaina per 110 grammi, 3 involucri contenenti 11 grammi di marijuana, 9 telefoni cellulari, un manganello telescopico e 21.920 euro, ritenuti provento di attività di spaccio. Ma a sparare fu Endri Cala, pure lui albanese che l’altra sera è finito in cella, dove già si trova il complice. I carabinieri hanno anche eseguito ulteriori 8 perquisizioni locali e personali (una nell’appartamento sopra il ristorante pizzeria Clipper 63 di via Bembo), disposte dal pm Roberto Piccione che ha coordinato l’inchiesta nei confronti di soggetti, di nazionalità albanese e kosovara, non indagati ma vicini agli arrestati. Tale attività ha consentito di denunciare in stato di libertà B.J. 35enne, convivente del Rakipi, trovata in possesso di 11 grammi di hashish e di 2.000 euro in contanti, sequestrati poiché ritenuti provento delle attività delittuose.
Il giudice Margherita Brunello nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere dei due stranieri non esita a definire l’azione del 9 ottobre, quando da una Fiat 500 vennero sparati due colpi di pistola ad altezza d’uomo che si sono infranti sulla vetrina «una vera e propria azione da Far West». A due passi da Prato della Valle.
Dalla sera del 9 ottobre i carabinieri hanno acquisito le immagini della videosorveglianza comunale e di privati dell’intera zona. Un testimone aveva visto che il gruppo di aggressori - quindi Rakipi e Cala - aveva preso di mira altre tre persone, tutti tunisini. Il primo gruppetto era arrivato a bordo di due auto, una Fiat 500L e una 500. Aveva pure annotato la targa, seppure parziale. Le due Fiat erano intestate ad un’azienda di autonoleggio e risultavano oggetto di appropriazione indebita e non di furto. In pratica non erano state riconsegnate all’azienda di autonoleggio a lungo termine per il quale non era nemmeno stato pagato il servizio. Inoltre il contratto di noleggio delle due Fiat risultava intestato ad un italiano. I soldi che avevano a disposizione, le auto a noleggio e altri particolati fanno propendere gli investigatori e che i due siano “pesci grossi”. —
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