L’estate dell’Arcella tra visual artist festival e diversità

Ricco cartellone allestito dalle associazioni del quartiere  Chiedono meno burocrazia, più spazi e una regia comune

ARCELLA. L’estate dell’Arcella sarà una carrellata di eventi, tesi a dimostrare che non è il quartiere più difficile della città ma quello più ricco di diversità. «Da una chiacchierata», racconta il consigliere comunale Simone Pillitteri, «è nato un programma di feste, anche nei posti più impensabili. Così abbiamo allontanato spacciatori e brutte presenze. Abbiamo dimostrato di essere un laboratorio, unico in Italia, tanto da attirare l’attenzione di numerose città».

Sono alternativi, pieni di fiducia e nemici giurati dei pregiudizi. Tant’è. L’altra sera si sono incontrati in dei posti più impensabili dell’Arcella: in mezzo alla rotatoria ai piedi del cavalcavia Borgomagno. Con Pillitteri c’erano il collega Marco Sangati e l’assessora alla partecipazione Francesca Benciolini. Intorno alla “tavola rotonda” l’Università, sia con lo Iuav che con il Bo che sta lavorando, rispettivamente, sui vuoti urbani e sulla geografia culturale dell’Arcella. Unipd porterà a Padova tre artisti, tra i quali (proprio all’Arcella) un’opera del visual artist Fabio Roncato.

Ci sono poi la San Precario e Razzismo stop, capaci di coniugare migranti, giovani e integrazione attraverso la passione per le lingue e lo sport. Con Bitonci non hanno avuto vita facile, ma si sono rimboccati le maniche rimettendo a nuovo alcuni spazi abbandonati. A ottobre poi Renzo Pagliaroto, Teatro delle correnti, aprirà le porte dell’Arcella dei bambini con la libreria Limerick e la parrocchia di San Carlo.

Dei festival si perde il conto: ai parchi Morandi e al Milcovich, ma anche musica davanti alle botteghe, come il fruttivendolo di viale Arcella o, addirittura, un giardino estivo dietro il distributore di benzina. Loro sono Arcella Ground, una decina di commercianti e una valanga di idee da vendere, che ha deciso di riprendersi il proprio territorio dalle grinfie dello spaccio. E ancora, la cooperativa Il Sestante; I volontari per il quartiere, che ripuliscono dove serve; le famiglie del parco Piacentino che hanno portato la street art e Arcellatown con la singolare capacità di sdrammatizzare con umorismo. Cosa manca? Una regia comune, una semplificazione della burocrazia, spazi e un programma per il prossimo inverno perché non si può sperare di vivere sopra gli allori della bella stagione. Padova - dati Siae - è la seconda città per numero di festival in Italia, dietro solo a Milano ma davanti addirittura a Roma capitale. «Stiamo lavorando sugli spazi», assicura la Benciolini, «e siamo in dirittura d’arrivo per creare un ufficio unico per le associazioni dove chiedere tutto quello che serve».

Elvira Scigliano

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