L’insospettabile parquettista con due mogli

Cristian Rado aveva una cura maniacale per la riservatezza: contatti sospetti con l’ex Mala del Brenta
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFERENZA DAI CARABINIERI
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Le tre dimensioni dell’essere di Cristian Rado. Parchettista invalido al 75%, capo di una banda che fa esplodere bancomat in tutto il Veneto e padre di famiglia. Anzi, di due famiglie. Più si scava nella vita di questo uomo di 43 anni - talmente “normale” che rischia di passare inosservato - e più si scoprono paradossi difficili da credere. Erano in molti a vederlo, solitamente fuori dal bar Rialto di Campagnola, e magari qualcuno qualche pensiero l’ha fatto. Certo, scoprire che quell’uomo dall’andatura incerta e fuori forma ormai da un decennio era in realtà la mente di un gruppo che ha prelevato dalle casse delle banche decine di migliaia di euro, desta certamente stupore. Non meno stupore suscita la sfera privata di quest’uomo, che riusciva a tenersi due famiglie, due donne e un tot di figli, senza che nessuno sapesse niente degli altri. Seguendolo nei giorni che hanno preceduto il blitz, gli uomini dell’Arma l’hanno osservato a lungo. Hanno appurato che, effettivamente, la ditta aperta per posare parquet non è attiva da tempo. Di fatto è un nullafacente, con un tenore di vita che però ha acceso più di qualche dubbio nella mente di chi sta conducendo le indagini.


Ma la caratteristica che più contraddistingue Cristian Rado è la cura maniacale. Aveva il terrore delle forze dell’ordine e si difendeva in tutti i modi che conosceva. Utilizzava apparecchi jammer per disturbare le frequenze radio ma non solo. Aveva anche dei congegni in grado di bruciare eventuali microspie, gli apparecchi che si utilizzato per le intercettazioni ambientali, quelli che consentono di mappare gli spostamenti e registrare i dialoghi di un indagato. Ogni tre giorni eseguiva la cosiddetta “bonifica”, una sorta di “reset” in grado di azzerare qualsiasi dispositivo.


Al telefono non parlava, mai un messaggio, niente Whatsapp, figuriamoci i social network. Tutte le comunicazioni avvenivano faccia a faccia, possibilmente trovandosi al bancone del bar di Campagnoli.


I carabinieri hanno estrapolato alcune frasi in codice che forse, ma ancora non c’è la sicurezza, potrebbero contenere messaggi in codice. Ma è tutto ancora da accertare. Quanto all’esplosivo, pare che il fornitore sia un pregiudicato molto vicino all’ex Mala del Brenta.
(e.fer.)


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