«Lite con Rabarama, nulla è deciso»

La Galleria Vecchiato si difende: ancora nessuna sentenza entrata nel merito

Si difendono. E difendono la loro attività nella Galleria d’arte: sono Cinzia Vecchiato, erede dal fratello Dante della Vecchiato Art Galleries, e il marito Roberto Canova, finiti sul banco degli imputati con l'accusa di concorso nel reato di appropriazione indebita continuata e aggravata ai danni dell’artista Rabarama. Artista con la quale è aperto pure un complesso contenzioso davanti al tribunale civile. «Riteniamo necessario precisare che il contratto di esclusiva che lega la signora Paola Epifani, in arte Rabarama, alla Galleria Vecchiato, non è stato “invalidato”, né risolto per inadempimento dal Tribunale delle Imprese di Venezia, che, limitandosi ad una pronuncia di carattere cautelare, non ha assunto alcuna decisione di merito sulla controversia» spiegano in una nota i due, difesi dall’avvocato Matteo Conz. E spiegano: «La pronuncia, pesantemente condizionata dagli esiti dell'indagine svolta, al di fuori di qualsiasi contraddittorio, nella sede penale, ha peraltro riformato una precedente decisione che, sulla base di una autonoma valutazione degli elementi offerti dalle parti, in condizione di parità, aveva invece accolto appieno le ragioni della Galleria». In pratica i due contestavano a Rabarama un contratto di esclusiva con la Galleria per la commercializzazione delle sue opere. E avevano ottenuto un’inibitoria: l’artista non poteva vendere se non tramite la galleria Vecchiato. Nei giorni scorsi quel provvedimento è stato sospeso su istanza di Rabarama (tutelata dalll’avvocato Ernesto De Toni) che ha ottenuto il congelamento del divieto in attesa della decisione di merito. «In relazione ai provvedimenti adottati nella sede civile» concludono Vecchiato e Canova, «consideriamo necessario un intervento a tutela della Galleria. Per quanto riguarda la nostra posizione, riteniamo opportuno astenerci da qualunque commento sulle iniziative assunte dal pubblico ministero»

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