Lo chef Rugiati contro “Sushi su” «Pesce in scatola». «Una manovra»

Lo sfogo affidato a una diretta Facebook che catalizza 14 mila “mi piace” e condivisioni a raffica I gestori si affidano a un legale: «Nel nostro locale solo prodotti freschi. Ha architettato a tavolino»
C’è uno chef diventato famoso grazie alla sua presenza in televisione che attacca e anzi demolisce una “istituzione” della gastronomia padovana. Lui è Simone Rugiati, 36 anni, toscano, conosciuto da molti giovani per aver condotto programmi televisivi accanto a Belen, Gerry Scotti e Maria De Filippi. Il ristorante è il “Sushi su” di via Giordano Bruno, locale ricavato sopra la pizzeria Stecca, uno dei primi ad aver portato in Veneto la cucina giapponese. «Sono intollerante al liquido di conservazione del granchio in scatola. Ho preso un piatto di astice e ho sentito che dentro c’era. Sono così incazzato che vi faccio vedere dove sono a cena. Se questa è la ristorazione italiana, mi vergogno». La protesta è affidata a una diretta Facebook da un minuto e mezzo che alle 20 di ieri sera aveva già totalizzato 14 mila “mi piace”, 3.157 condivisioni e migliaia di commenti. Una stroncatura che nasconde un’accusa pesantissima, perché il liquido di cui parla Rugiati si usa per conservare il pesce in scatola. Pronta la replica di Massimiliano Liggieri, uno dei gestori: «Nel mio ristorante il sushi è preparato con pesce fresco. Quello era un astice fresco, peccato che non l’abbia nemmeno assaggiato».


Il “Sushi su” non ha nulla a che vedere con le decine di ristoranti orientali che propongono pesce crudo e riso. Tanto per cominciare è un locale da cento euro a testa. È uno dei locali della Padova-bene e la nomea dal punto di vista culinario è ottima.


Giovedì sera si presenta il giovane chef toscano, che evidentemente stava trascorrendo qualche giorno in zona visto che posta un video anche dal castello del Catajo. Si presenta con una donna, si siedono e ordinano. Nel video girato con il telefonino e condiviso con notevole carico di odio fa presente di aver avvisato il cameriere della sua intolleranza al liquido di conservazione del granchio. Dice però di esserselo ritrovato comunque nel piatto con l’astice. Apriti cielo. Vista la scenata i gestori del ristorante gli fanno pagare il conto senza mettergli in conto l’astice. Ma questo non è servito a placarlo.


Lo sfogo su Facebook ha avuto un seguito pazzesco e sono numerosi i padovani che hanno risposto nei commenti. Massimiliano Liggieri e Michela Stecca ieri hanno contattato di gran carriera il loro legale di fiducia, l’avvocato Massimo Munari. «Procederemo penalmente per tutti i reati che l’autorità giudiziaria vorrà ravvisare», dicono. E questo è l’aspetto giuridico. Poi c’è il cuore e ci sono i sentimenti. Quelli di una famiglia che da tre generazioni gestisce un locale con una buona fama in città. «È così giovane e la televisione gli conferisce un grande potere», ragiona Michela Stecca. «Io però penso che l’umiltà sia una dote importante. Siamo qua da sessant’anni e non ci è mai successa una cosa del genere. Non credo sia stato casuale. Pare quasi architettato a tavolino». I gestori ammettono con una certa preoccupazione di aver visto riflessi immediati sulle prenotazioni dopo questa stroncatura data in pasto agli utenti della rete.


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