Lorenzo Lotto torna nella Venezia che non lo volle

Attorno a due dipinti dall’Ermitage, altre tele del concorrente di Tiziano

E’ un omaggio raccolto ma prezioso, quello che Venezia dedica a Lorenzo Lotto con la mostra che si è inaugurata ieri (aperta sino al 26 febbraio 2012) alle Gallerie dell’Accademia.

Un’esposizione che ha come pietre angolari i due dipinti di uno dei grandi e misconosciuti in vita nella sua città, del Rinascimento veneziano, che arrivano dall’Ermitage di San Pietroburgo a compensare il prestito al museo russo, avvenuto qualche mese fa, della Tempesta di Giorgione - già rientrata alla base - in occasione dell'anno delle relazioni tra Italia e Russia.

I due dipinti prestati dalla Russia sono il Doppio ritratto di coniugie la piccola Madonna col Bambino ed angeli. Intorno ad essi, il direttore delle gallerie dell’Accademia, che ha curato la mostra - che ha presentato ieri con il soprintendente al Polo Museale Veneziano Giovanna Damiani e con la curatrice della sezione della pittura veneta del museo di San Pietroburgo Irina Artemieva - ha costruito intorno ad essa un intelligente percorso di ricerca e di scavo, basato su opere già presenti nel museo lagunare e su alcuni significativi prestiti che ci restituiscono alcuni topoi del linguaggio pittorico lottesco e delle sue tematiche, ma anche, sotto traccia, la trama delle sue relazioni. A cominciare ad esempio, dall’amicizia con Jacopo Sansovino - tra i pochi a sostenerlo e ad apprezzarlo in laguna, al tempo - che ci permette di mettere a confronto, nella sezione dedicata al Lotto religioso, lo straordinario Trionfo di Cristo salvatore (oggi al Kunstistorisches di Vienna)con i tre bassorilievi sansoviniani dello stesso soggetto provenienti dal Museo fiorentino del Bargello, dall’altare del Santissimo Sacramento della Basilica di San Marco, in bronzo dorato e dal Bode Museum di Berlino. Il dipinto è presentato anche assieme ad una versione precedente in arrivo dalla Collezione d'Arco di Mantova. E il Doppio ritratto di coniugi, eseguito verso la fine del soggiorno bergamasco del pittore (intorno al 1526) è affiancato ad altre due opere del periodo iniziale del pittore, la Giuditta Aldobrandini e la predella della Pala Martinengo, da Bergamo, uno dei capolavori assoluti di Lotto, per la vivacità e insieme il nitore del segno. Accanto ad esse, altre opere che caratterizzano il Lotto grande ritrattista. Ritratto di giovane con libro, dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco, dal tono intimo e immediato, al Ritratto di giovane gentiluomo nello studio (conservato nelle stesse Gallerie veneziane), immerso in una stanza già soffusa di tenebre, dal viso affilato ed esangue da cui traspare una tristezza infinita.

Accanto a esso, anche il Giovane gentiluomo di casa Avogadro, restaurato e mai presentato al pubblico dopo la mostra veneziana del 1953. L'altra opera proveniente dall'Ermitage, la Madonna col Bambino e angeli, più tarda, viene posta accanto a quella arcaicizzante di un altro capolavoro come il Compianto sul Cristo morto della Pinacoteca di Brera, «una piramide umana bilanciata nel dolore», ha ricordato ieri Ceriana, con le figure alternate di San Giovanni che sorregge la Vergine che porta a sua volta sulle ginocchia il Cristo sorretto da due putti. Tra i dipinti attribuiti al Lotto già alle Gallerie, è in mostra la Natività con Domenico Tassirecentemente restaurata, copia di un’opera perduta dell’artista.

Una mostra che non vuole confrontarsi con l’antologica dedicata a Lotto “celebrata” pochi mesi fa alle Scuderie del Quirinale a Roma, ma proporre un angolo visuale diverso. E ancor meno - come ricorda Ceriana con Roberta Battaglia nell’introduzione al catalogo edito da Marsilio - con quella impressionante che Pietro Zampetti riuscì a mettere insieme mel 1953 a Palazzo Ducale, con i suoi 108 dipinti e nove disegni. Ma Zampetti, scomparso solo pochi mesi fa, avrebbe probabilmente gradito questo omaggio lottesco in laguna allestito a oltre cinquant’anni di distanza dal suo, che “risarcisce” almeno in parte un artista che Bernard Berenson non riteneva meno importante di Tiziano, da cui pure fu oscurato in vita, pur essendo l’unico grande artista veneziano doc del Rinascimento. «La sostanziale renitenza del Lotto - scriveva non a caso già molti anni fa Rodolfo Pallucchini - prima alla riforma tonale di Giorgione, poi al classicismo cromatico di Tiziano, all’idealismo neoplatonico del primo e quindi al naturalismo artistotelico del secondo, pose subito l’artista ai margini del gusto dominante a Venezia».La mostra veneziana - grazie anche alla collaborazione con Chorus, l’associazione che assicura ingresso e sorveglianza nelle chiese veneziane - consentirà anche una visita allargata e ragionata al “museo diffuso” dell’intera Venezia: perché in alcune chiese si possono scoprire così le altre opere del Lotto disseminate in città.

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