Maltrattò i figliastri, matrigna padovana condannata a 3 anni e 6 mesi

Sentenza a Padova per le violenze in famiglia. La vicenda ha rischiato per due volte di finire archiviata. I ragazzi, oggi maggiorenni, hanno testimoniato davanti al giudice contro Patrizia Paccagnella

PADOVA. Il doppio menù – quello per lei e la figlia biologica più vario e gustoso mentre per i figli del marito sempre uguale e di qualità più bassa – era solo il segno visibile del regime di vita ingiusto che si viveva in casa. Un regime durissimo per i quattro figli del marito (uno poi uscito di casa appena compiuti i 18 anni) ingiuriati, offesi, aggrediti verbalmente e fisicamente: all’epoca dei fatti i tre ragazzi rimasti in casa erano minori (nati nel 1997, 1999 e nel 2002), oggi sono tutti maggiorenni.

E sono ragazzi (due maschi e due femmine) che non si sono tirati indietro come testimoni nel processo celebrato contro la matrigna. E, anzi, hanno avuto il coraggio di ricostruire l’inferno domestico in cui erano stati costretti a vivere.

Alla fine il giudice Beatrice Alcaro ha pronunciato una sentenza di condanna per Patrizia Paccagnella, 60enne di Padova: all’imputata sono stati inflitti 3 anni e 6 mesi di carcere per maltrattamenti nei confronti delle due sorelle; assolta per le accuse nei confronti del fratellino in quanto era già stato dato in affidamento.

 L’imputata (difensore il legale Barbara Piva) è stata condannata a pagare un risarcimento di 10 mila euro a testa a favore delle due ragazze tutelate dagli avvocati Andrea Sanguin e Claudio Todesco.

Paccagnella era stata già nel mirino della procura nel 2008 quando venne chiesta (e ottenuta) l’archiviazione per le stesse accuse in quanto furono reputati non sistematici alcuni episodi “pesanti” (i Servizi sociali seguivano la famiglia).

Purtroppo non è migliorato il clima in cui erano costretti a vivere i fratelli, poi diventati tre con la scelta del più grande di andarsene raggiunta la maggiore età. Quest’ultimo al processo ha ricordato: «A mio padre non era mai interessato quello che facevo. Quando andai a vivere con l’allora mia fidanzata mi rispose: “vai pure, vai via, ma portami le chiavi di casa”».

Così dalla toccante lettera trasmessa da una figlia alla mamma biologica (con problemi di salute e divorziata dal padre dei ragazzi) era partita la nuova indagine: «Mamma vorrei vederti... Vorrei cambiare acqua e persone... Vorrei vivere un’altra vita ed essere un’altra persona...Vorrei poter morire e volare senza altri pesi al cuore e sulle spalle».

La ragazzina era scappata di casa spiegando di non voler più tornare a causa della moglie del padre e i fratelli si erano sfogati a scuola con gli insegnanti. Tuttavia nel 2015 la procura chiede per la seconda volta l’archiviazione dell’indagine.

Stavolta è il gip Mariella Fino che non accoglie la richiesta. Di più, ordina la formulazione del capo d’accusa facendo di fatto spedire a processo Patrizia Paccagnella. Nel frattempo il tribunale dei minori aveva sospeso la responsabilità genitoriale del padre e della madre dei tre ragazzi.

In aula la sequela delle violenze è venuta alla luce: schiaffi, spinte, tirate per i capelli, graffi, offese come “Tua madre vi ha abbandonati». Accuse negate dall’imputata e dalla figlia di quest’ultima. Ma il giudice ha creduto ai fratelli. —



 

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