Mancato versamento Irpef assolti due imprenditori

Florindo Garro e Zivica Marzola, ex proprietari della fonderia Zen di Albignasego, avevano dato priorità al pagamento di stipendi e cassa integrazione agli operai 
MONESTIER - PROTESTA LAVORATORI FONDERIE ZEN MONESTIER - PROTESTA LAVORATORI FONDERIE ZEN
MONESTIER - PROTESTA LAVORATORI FONDERIE ZEN MONESTIER - PROTESTA LAVORATORI FONDERIE ZEN
ALBIGNASEGO. Il Tribunale di Padova ha assolto Florindo Garro e Zivica Marzola, ex proprietari della fonderia Zen di Albignasego, dall’accusa di aver omesso il versamento delle ritenute Irpef sugli stipendi del 2009: i due imprenditori avevano comunque sempre dato priorità al pagamento degli stipendi dei 207 dipendenti, anticipandone anche la cassa integrazione. Il pronunciamento del giudice Nicoletta Stefanutti, di cui non sono state rese ancora note le motivazioni, li ha assolti ieri perché “il fatto non sussiste”: l’accusa, per loro, era di mancato versamento di 664 mila euro di ritenute Irpef sugli stipendi del 2009.


All’epoca la Zen stava attraversando un momento particolarmente difficile ed erano a rischio i posti di lavoro per oltre duecento persone che operavano a diverso titolo all’interno della storica fonderia. Garro e Marzola, assistiti dall’avvocato Alessio Fassanelli, nell’autunno del 2009 avevano richiesto che l’azienda venisse ammessa all’amministrazione straordinaria, quando il capitale si era azzerato a causa della crisi, allo scopo di salvaguardare il patrimonio aziendale e i dipendenti. Nonostante le difficoltà, che avevano comportato una riduzione del fatturato del 75% e perdite per quasi 90 milioni di euro, i due imprenditori avevano sempre continuato a pagare gli stipendi e avevano anche anticipato la cassa integrazione, attivata appunto nel 2009. Insomma, avevano preferito pagare gli stipendi piuttosto che versare le ritenute Irpef sui redditi: per questo Garro e Marzola, insieme a due amministratori responsabili dell’area tecnica, erano stati rinviati a giudizio il 15 ottobre 2015 per il reato di omesso versamento delle ritenute. Questo nonostante l’azienda vantasse crediti verso l’erario per quasi 1,5 milioni di euro, che potevano venire utilizzati in compensazione. «Il giudice ha assolto i due proprietari e ha prosciolto tutti e quattro gli amministratori», commenta l’avvocato Fassanelli. «Le tesi difensive sono state pienamente accolte: siamo pertanto soddisfatti del pronunciamento che riabilita la reputazione dei miei assistiti». Il gruppo Zen, specializzato nella lavorazione di prodotti meccanici in ghisa e alluminio per macchine agricole e veicoli industriali, all’apice del suo sviluppo disponeva di sette siti produttivi in Italia e in Francia, con circa 1.900 dipendenti e un fatturato di oltre 330 milioni di euro. Ma dalla metà del 2008 l’improvvisa impennata dei costi delle materie prime e il contemporaneo drastico calo della domanda ne aveva compromesso irrimediabilmente le sorti.


Cristina Salvato


Argomenti:lavoro

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova