Manganaro (Anffas): «Una società senza più etica»
Lilia Manganaro e il caso della denuncia contro i sordomuti del Magarotto: "Ciò che è accaduto mi addolora"

IL PRECEDENTE. Gli insulti indirizzati a Lilia Manganaro
PAADOVA. «Andatevene. Siamo in una casa civile, non in un cottolengo». Iniziava così la lettera lasciata tre anni fa sotto lo zerbino davanti all'uscio di Lilia Manganaro, volto noto in città, ex consigliere comunale, ex insegnante e consigliere nazionale dell'Anffas. La colpa della Manganaro? Avere due figli autistici di circa trent'anni. Accadeva esattamente tre anni fa. Ma la storia, purtroppo, sembra ripetersi. Nel mirino dei residenti (sempre nello stesso quartiere) non ci sono più i suoi figli, bensì gli ospiti del Magarotto, istituto per sordomuti padovano. «Già, a me è accaduto esattamente tre anni fa», butta lì l'ex insegnante. Lei, dopo essere stata «aggredita» con uno dei mezzi più meschini che esistano - una lettera anonima - presentò un esposto in procura e replicò punto su punto alla missiva scritta, ovviamente, da uno dei suo condomini. Che fino a quel giorno erano stati catalogati come appartenenti a «famiglie normali»: sedici nuclei, coppie da 30 a 60 anni, per lo più con la laurea in tasca, dirigenti di banche, professionisti, insegnanti con figli, chi piccoli, chi sposati.
«L'intolleranza cresce sempre più - riprende il filo del discorso la Manganaro - nei giorni scorsi, proprio per restare in tema, stavo parlando con una maestra che si sta laureando in Bioetica. Mi diceva che ormai non esistono più regole, non c'è più un limite. I ragazzini crescono senza parametri. Io credo che tutto ciò sia stato causato dal "berlusconismo". Per anni siamo stati bombardati che le regole possono essere infrante. E giorno dopo giorno la situazione è diventata sempre più grave. E non è che se Berlusconi si fa da parte tutto si risolve. La società, la classe dirigente, la classe politica ormai ragiona così. E i nostri figli crescono con questa mentalità. La denuncia nei confronti dei sordomuti è frutto di questa intolleranza. E tutto ciò mi addolora molto».
Per la consigliera nazionale dell'Anffas c'è poco da fare. Anzi. Ci sarebbe molto da fare. «A partire dalla scuola - continua - una scuola che è stata impoverita. Sa cosa dico: che le parrocchie potrebbero aiutarci a "guarire" dall'intolleranza. E lo dice una persona che non frequenta molto la chiesa, pur non essendo atea. Credo che le parrocchie potrebbero aiutarci a recuperare quei valori necessari per ritornare a una convivenza civile».
Ciò che le è accaduto, tre anni fa, è ormai buttato alle spalle. Ma Lilia Manganaro non ha dimenticato. «Per spiegare in che epoca viviamo, racconto sempre una storiella - aggiunge - Preoccupata perché un ragazzino delle medie metteva sempre la mano sotto la gonna di una sua compagna, un giorno decisi di convocare suo papà. Il quale arrivò a scuola tutto trafelato e urlante. Così gli raccontai che il figlio molestava le compagne di classe. Il padre mi guardò negli occhi. Embe', disse, ma mi ha chiamato per sta monada? Mio figlio xe un maschio». «Con padri così - chiude - come è possibile che i figli crescano con le regole?».
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