Maurizio, il basso che vive tra l’Arcella e il Metropolitan

Vivere a Padova, all’Arcella, senza clamori e lavorare da star affermata al Metropolitan di New York

PADOVA. Vivere a Padova, all’Arcella, senza clamori e lavorare da star affermata al Metropolitan di New York, al Covent Garden di Londra, all’Opera Bastille di Parigi, alla Scala di Milano e in molti altri templi dell’opera. Emoziona ed incanta il percorso artistico di Maurizio Muraro, 47 anni, cantante lirico che dal 1994 si esibisce regolarmente nei più prestigiosi palcoscenici del mondo.

«Sono un artigiano dell’arte» dice, porgendo orgoglioso il libro che presenterà domenica al Metropolitan, dov’è di casa dal 2005. Il volume, curato da sua moglie Mariantonella Volpe, insegnante di Lettere, s’intitola “Il pensiero dell’Arte” ed è un diario di viaggio attraverso i palcoscenici internazionali dove Muraro si esibisce, che riunisce i pensieri artistici ed emotivi di questo basso lirico dal sorriso contagioso, che senza imbarazzo rivela una passione per i grandi del rock.

«Sono cresciuto ascoltando Jimi Hendrix, Clapton, i Pink Floyd», confessa, «e ogni volta che posso vado a vedere concerti rock: lavorando spesso a New York, negli ultimi anni ho visto la reunion dei Police e Bruce Springsteen con la E-Street Band: un artista incredibile, ha cantato per tre ore, una forza della natura».

Com’è iniziata la sua avventura artistica?
«Sono cresciuto a Preganziol, dove sui 15 anni ho iniziato a cantare nel coro parrocchiale e a fare teatro amatoriale. Sul palcoscenico ho scoperto la magia del rapporto con il pubblico».

E alla lirica com’è passato?
«Ho sempre avuto una voce scura e il maestro del coro, Adriano Dal Ben, ha insistito perché sfruttassi il mio timbro da basso naturale, fino a convincermi. Così mi sono iscritto al conservatorio, al Manzato di Treviso, e poi mi sono diplomato a Milano. In seguito ho cambiato più volte maestro, fino a quando ho deciso di reimpostarmi autonomamente».

I suoi genitori l’hanno aiutata?
«Vengo da una famiglia che mi ha sempre dato fiducia e mi ha incoraggiato. Mio padre faceva il camionista, mia mamma la casalinga. Mi hanno insegnato che solo con l’impegno si arriva lontano, qualsiasi cosa si faccia».

In tanti anni di studio e di carriera, ha mai dubitato delle sue doti?
«Bella domanda. Direi di no, ho sempre avuto un carattere positivo, la giusta determinazione e la tranquillità interiore per seguire il mio obiettivo, investendo tutto sulle mie capacità. A chi cercava di scoraggiarmi, dentro di me rispondevo: te faso vedar mi».

Quando ha spiccato davvero il volo?
«Nel 1994 ho vinto lo Sperimentale di Spoleto e poco dopo l’opera di Monaco di Baviera mi ha scelto come basso proponendomi il primo vero contratto importante. Da quel momento sono riuscito a costruire la mia carriera, passando da precario a cantante richiesto nei migliori teatri d’opera».

Anche lei ha fatto il precario dunque?
«Sì e devo ringraziare mia moglie Mariantonella che mi ha sposato quando ero in cerca di uno sbocco professionale, con poche risorse e costantemente impegnato in audizioni e concorsi. Senza di lei, sia economicamente, sia affettivamente, sia moralmente, non avrei potuto farcela».

Non le dispiace essere poco noto a Padova, la città dove vive da 20 anni?
«Sono più conosciuto all’estero che qui ma sono una persona tranquilla e riservata, ho la mia famiglia, molti amici e persone che mi stimano anche qui a Padova. Non ho lo spirito da star».

Come concilia i suoi impegni professionali con la vita familiare?
«Lavoro lontano da Padova per 9 mesi all’anno. Non è facile effettivamente, soprattutto per mia figlia Claudia che ha 11 anni. Ma mia moglie e mia figlia sono la mia energia e cerco di godere al massimo ogni momento che vivo con loro».

Dice anche di essere un Argonauta alla ricerca dell’arte, può spiegare perché?
«Perché interpreto continuamente ruoli che mi portano in viaggio nello spazio e nel tempo, alla costante ricerca della mia dimensione artistica. Per il prossimo mese e mezzo sarò Bartolo ne Le nozze di Figaro, di Mozart».

Quando potremo vederla in scena a Padova?
«Due anni fa al Verdi ho fatto il Rigoletto; purtroppo ho dovuto dire di no al Barbiere di Siviglia in programma l’anno prossimo, perché sarò a San Francisco. Ma spero di tornare presto a cantare nella mia città».

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