Dieci anni senza Mauro Guerra: «Non ha avuto giustizia, il tempo si è fermato quel 29 luglio»
Nel decimo anniversario della morte del giovane ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere nei campi di Sant’Urbano, la madre Giuseppina racconta un dolore che non si attenua e il senso di ingiustizia

Oggi Mauro Guerra avrebbe 42 anni. Forse sarebbe diventato padre, probabilmente avrebbe avuto una famiglia, forse avrebbe aperto il suo studio da commercialista. Ma quei progetti si sono fermati il 29 luglio 2015, in un pomeriggio d’estate che ha spezzato per sempre la vita di un giovane e l’esistenza della sua famiglia.
«Dieci anni sono passati, ma per me è come se fosse successo ieri. Rivivo tutto con grande lucidità in ogni momento» sussurra mamma Giuseppina, seduta in giardino. Accanto a lei un mazzo di fiori bianchi e le foto di Mauro, sorridente e fiero. All’ingresso di casa un’immagine grande posta sopra il cancello accoglie chi entra: è lo stesso sorriso che da dieci anni non smette di mancare.

Martedì nel tardo pomeriggio, nell’anniversario della sua scomparsa, amici, parenti e conoscenti si sono ritrovati per ricordarlo: prima una messa, poi un momento raccolto nella casa della famiglia. «In questi giorni» racconta Giuseppina «è come se il tempo si fosse fermato. Io rivivo ogni minuto di quella giornata.
La mattina guardo l’orologio e penso: a quest’ora Mauro stava facendo questo, poi a mezzogiorno andava in caserma, poi tornava. È un tormento continuo che si ripete ogni anno». La camera di Mauro è rimasta com’era: «Non ho spostato nulla» sottolinea Giuseppina. «Ci sono i suoi vestiti, le sue tantissime camicie che stiravo per lui, i disegni e i dipinti. Tutto uguale. È come se tornasse a casa da un momento all’altro».
La vicenda
Dieci anni dopo la morte, avvenuta nei campi di Sant’Urbano per un colpo di pistola esploso da un carabiniere, la ferita non si è mai rimarginata. Ogni dettaglio di quel 29 luglio 2015 è inciso nella memoria di Giuseppina. «I ricordi sono talmente nitidi. Dal momento in cui abbiamo saputo com’era andata, tutto il resto si è cancellato. È come un buco nero dentro di me. E ogni anno questo giorno ti porta via tutto il resto».
Il dolore si lega anche al campo dove Mauro è stato ucciso: «Mio marito ogni mattina andava lì a tagliare l’erba e a mettere un fiore» racconta la madre «Poi il proprietario ha arato fino in fondo per non farci più passare. Non siamo più riusciti ad andare sul punto esatto dove Mauro ha smesso di vivere. È come se fosse stato cancellato anche quel luogo. Abbiamo però posto una lapide accanto a quel luogo, andiamo lì ogni giorno».
Le foto, le ricorrenze, i piccoli gesti quotidiani sono l’unico modo per sentire vicino Mauro: «Ogni volta che passo da quel pezzo di strada mi sembra di vederlo» dice Giuseppina «Noi continuiamo a chiederci cosa avrebbe fatto oggi: se si sarebbe sposato, se avrebbe avuto dei bambini, se avrebbe aperto il suo studio da commercialista. Ma non abbiamo risposte. Questo tormento non ci dà pace».
I ricordi
Giuseppina ricorda anche i soccorsi complicati di quel giorno: «Gli hanno sparato alle 15.20 e l’elicottero è arrivato solo alle 16» dice con amarezza. «Mio figlio ha perso tre litri di sangue, non aveva nessuna possibilità. Se lo avessero portato subito all’ospedale forse si sarebbe potuto salvare. Non riuscirò mai a ad accettare questo fatto».

Martedì alle 19 la chiesa parrocchiale era gremita e durante l’omelia, il parroco ha ricordato la vicenda di Mauro accostandola al Vangelo di Lazzaro, il giovane richiamato alla vita da Gesù. «Anche noi ci chiediamo dov’era Dio quel giorno» ha ricordato il sacerdote «ma sappiamo che la sua assenza apparente ci invita a essere più solidali e vicini gli uni agli altri, soprattutto di fronte a chi soffre».
Dopo la messa, parenti e amici si sono ritrovati nella casa della famiglia Guerra. Hanno brindato a Mauro, ricordando episodi felici della sua vita, i momenti di spensieratezza e i sogni che coltivava. La famiglia, in questi dieci anni, ha sempre cercato giustizia: «Ci sentiamo traditi» dice Giuseppina con voce ferma «Abbiamo passato questi anni sperando che esistesse una giustizia vera, ma alla fine abbiamo dovuto arrenderci. Il maresciallo che ha sparato è stato assolto in primo grado per omicidio colposo. La procura non ha fatto appello e noi abbiamo potuto solo avviare il processo civile. Il colpevole è stato condannato a risarcire, ma non c’è stata una condanna penale. Questo per me significa che Mauro non ha avuto giustizia». —
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