Maxi-buco di Padova Tre Sequestri per un milione

La Corte dei Conti indaga sul mancato versamento di 3,5 milioni alla Provincia Congelati i beni di Vanzetto, Chinaglia, Borile e anche quelli trasferiti alle mogli 
MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO..Stefano Chinaglia cons MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO
MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO..Stefano Chinaglia cons MALAGOLI..CONSIGLIO COMUNALE PIOVE DI SACCO

ESTE. Dopo la Procura di Rovigo, anche la Corte dei Conti del Veneto ha chiuso il primo filone di indagine su Padova Tre, la multiutility di proprietà dei Comuni (controllata dal Consorzio Padova Sud) a cui era stata affidata la gestione rifiuti nella Bassa Padovana e nel Piovese e che è fallita lo scorso ottobre, schiacciata da un buco milionario. Un crac che, secondo la magistratura ordinaria, è frutto di una serie di reati attribuiti, a vario titolo, a dieci persone tra governance e imprenditori compiacenti. La malagestio che è finita anche sotto la lente della magistratura contabile la quale, con il suo pm Alberto Mingarelli, ha inviato nei giorni scorsi il cosiddetto “invito a dedurre” alla società in liquidazione e a tre suoi ex amministratori. Il riferimento è al mancato versamento nelle casse della Provincia di Padova del 5% della Tari dovuta per il Tributo ambientale provinciale (Tap), per un importo di 3,5 milioni di euro. In sostanza la società avrebbe riscosso le tasse dei padovani, ma non le avrebbe poi girate alla Provincia. Che fine hanno fatto quei soldi? È quanto dovranno spiegare i tre ex vertici nei confronti dei quali è stata avviata l’istruttoria della Corte dei Conti: il direttore Simone Borile, il presidente Stefano Chinaglia e il consigliere di amministrazione Egidio Vanzetto. Nel frattempo, nei confronti dei loro beni, sono scattate una serie di misure cautelari decise dalla Corte dei Conti (in precedenza si era mossa anche la Procura di Rovigo con i sequestri preventivi).

Si tratta di sequestri, ma anche di azioni revocatorie che permettono di rendere nulli gli atti di disposizione di beni a terzi, solitamente a famigliari, quando c’è il sospetto di un tentativo di sottrarli alle garanzie dei creditori. Il “pacchetto” delle misure vale complessivamente 1 milione di euro e coprirà solo parzialmente il buco contestato (nel caso in cui ci sia la condanna delle persone finite sotto inchiesta).

Il sequestro conservativo è scattato lo scorso 30 marzo nei confronti di un immobile sito a Conselve, di proprietà di Vanzetto. Le azioni revocatorie, invece hanno riguardato Borile e Chinaglia. Sono del 24 marzo i sigilli su un immobile di Piove di Sacco di Chinaglia. Edificio che era stato oggetto di un trasferimento all’ex moglie, attraverso l’atto di divorzio.

Per quanto riguarda Borile, l’azione revocatoria riguarda i beni di un fondo patrimoniale, uno strumento usato spesso per schermare i beni di proprietà. Nel mirino della magistratura sono finiti due immobili: la villa delle vacanze a Cinte Tesino, un piccolo centro in provincia di Trento e un appartamento a Battaglia Terme. Revocatoria anche su una quota societaria di 10 mila euro della società Lapis srl di Monselice, trasferita alla moglie e da lei fatta successivamente confluire nel fondo patrimoniale.

Nessuna misura è stata naturalmente possibile su Padova Tre essendo la società fallita e ora in liquidazione.

I tre ex vertici potranno ora impugnare i provvedimenti e rispondere con proprie memorie all’invito a dedurre consegnato dalla Corte dei Conti.

La Procura contabile guidata da Paolo Evangelista ha all’esame anche altre presunte violazioni da parte degli ex vertici di Padova Tre; in questo caso le indagini sono ancora aperte.

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