Maxi frode carburanti è arrivato il processo per Bellan padre e figlio

Monselice

Ieri era registrato nel ruolo. Ma di fatto si è trattato di “prove tecniche di trasmissione”. Si apre di fatto il 19 febbraio alle 9 il processo per l’inchiesta sulla maxi-frode sui carburanti di cui sono tra i protagonisti Rino Bellan e il figlio Andrea Bellan di Monselice, già pionieri delle pompe senza marchio, al vertice di Energy Group: i due con altri 5 coimputati (Antonio Brasile di Acerra; il romano Massimiliano Cluvigi; Roberto Coppola e Ciro Noto di Napoli con Antonio Villani di Pomigliano D’Arco) sono accusati di essere i promotori e organizzatori di un’associazione a delinquere che, attraverso una serie di fatture per operazioni inesistenti e gravi violazioni nella tenuta della contabilità di alcune società cartiere, non avrebbe versato un euro di Iva pur comprando carburante in Slovenia (la documentazione traghettava per Malta e Svizzera). Carburante rivendendolo in Italia sottocosto. Solo in Veneto la frode avrebbe totalizzato i 26 milioni di euro finendo anche al centro della trasmissione di giornalismo d’inchiesta “Report” su RaiTre. Con i Bellan, altri otto indagati tra cui Lucia Sgarabottolo di Tribano e (sedicesima imputata) la società Energy Group. Tra i reati contestati anche l’autoricilaggio. Secondo la pubblica accusa alcune società straniere compiacenti avrebbero acquistato il carburante da Paesi comunitari (per lo più dalla slovena Petrol) rivendendolo a società cartiere italiane (società impiegate per emettere fatture). Il carburante era consegnato nel deposito destinatario di Energy Group dove il prodotto era nazionalizzato mediante il pagamento delle accise. Qui sarebbe stato rivenduto dalle cartiere a Energy Group che lo vendeva a sua volta ai propri clienti o a società filtro italiane. Queste ultime lo avrebbero poi ceduto ai clienti finali. Grazie a questi passaggi, si faceva ricadere sulle cartiere il debito dell’Iva , mai saldata. —



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