Maxi frode fiscale da 16 milioni di euro Sotto inchiesta i vertici della O Bag

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C’è un’indagine della Guardia di finanza di Padova sulle borse che spopolano tra i giovani. I militari delle fiamme gialle stanno compiendo accertamenti sull’azienda che produce O Bag, le borse colorate e personalizzabili, un miracolo commerciale capace di far lievitare il fatturato fino a quasi 100 milioni di euro in pochi anni, con punti vendita nel mondo. I soci e gli amministratori della società con sede a Campodarsego, secondo i finanzieri, avrebbero nascosto al Fisco oltre 16 milioni di euro, pagando le royalties per il marchio in Inghilterra con una triangolazione alle Isole Cayman, versando così soldi a un’azienda teoricamente esterna ma, in pratica, sempre riconducibile ai proprietari italiani. Per questo la Procura di Padova ha disposto il sequestro preventivo dei beni, finalizzato alla confisca, per un valore di oltre 4 milioni.
I militari, coordinati dal tenente colonnello Vittorio Palmese, hanno quindi indagato Michele Zanella, 50 anni, originario di Dolo ma residente a Stra (Venezia); Simone Dalla Libera, 50 anni, di Vigonza; Arnaldo Quaglia, 57 anni, di Arzergrande; Antonio Errico, 70 anni, di Brindisi; Alessandro Ian Enrico Quinlan, 60 anni, originario di Brindisi.
Michele Zanella e Simone Dalla Libera sono i soci storici dell’azienda, mentre Arnaldo Quaglia è l’amministratore. Antonio Errico è procuratore della società inglese in Italia e Alessandro Ian Enrico Quinlan è un professionista che opera all’estero.
L’indagine nasce da una contesa sorta tra i due ex soci, Zanella e Dalla Libera. Nel dirimere il lodo i finanzieri si sono accorti delle irregolarità fiscali, dando così il via agli accertamenti. Il successo travolgente e la rapida crescita hanno contribuito a incrinare i rapporti tra i due fondatori in modo irrimediabile. Entrambi pensavano di far valere un proprio diritto e si sono messi nelle mani delle istituzioni. Le stesse istituzioni che, però, hanno rilevato ance le presunte irregolarità, di fronte alle quali hanno dovuto procedere. È a quel punto che i finanzieri del comandante provinciale Michele Esposito hanno cominciato a studiare le visure camerali e i documenti dell’azienda, con i collegamenti all’estero.
«L’espediente fiscale ha permesso alla società di dedurre, nelle annualità d’imposta dal 2012 al 2016, costi per royalties non dovute per un importo pari a 16,6 milioni di euro, con un’evasione complessivamente quantificata di oltre 4 milioni di euro», spiega la Guardia di finanza.
Gli uomini delle fiamme gialle si sono dovuti addentrare nelle differenze che esistono tra “marchio verbale” (quello per cui viene registrato il nome dell’azienda) e il “marchio figurativo” (quello riprodotto dall’azienda che produce parti di componenti del prodotto). In questo caso l’azienda di Campodarsego figurava produttrice delle “scocche”, il fondo delle borse. Detentore del marchio risultava essere un’azienda inglese, a cui la società italiana pagava le royalties per il marchio O Bag. Dall’Inghilterra poi i soldi venivano girati alle Cayman. I finanzieri sono convinti che in questo giro il denaro finisse comunque a soggetti riconducibili all’azienda di partenza. «Con una mano do e con l’altra prendo», sintetizza un investigatore. E tutto questo per cosa? La risposta è semplice: per pagare meno tasse. All’epoca l’Ires (imposta sul reddito delle società) era al 27,5%. Un risparmio che la finanza ora ricostruisce in oltre 16 milioni. Sempre secondo le investigazioni condotte fino a questo momento, la prova del rapporto stretto tra l’azienda italiana e quella inglese sarebbe in alcune mail trovate nei computer. Per tutti questi motivi è scattato il sequestro per equivalente, con il blocco anche di alcuni immobili nelle province di Padova, Venezia e Belluno, tra cui una villa a Rocca Pietore (Belluno).
Lo sviluppo dell’azienda padovana è iniziato nel 2012, con apertura di negozi nelle principali città italiane e del mondo. La rete O Bag store è presente all’estero a Barcellona, Bruxelles, Vienna, Mosca, Miami, Boston, Washington e in Cina nelle maggiori capitali turistiche come Shangai e Pechino.
A Padova è presente con un negozio a Canton del Gallo, a Veneza in Salizada San Geremia e a Jesolo, poi a Treviso in Calmaggiore. —
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