Mestrino, mamma e catechista uccisa dal male a 48 anni

MESTRINO. Una mamma premurosa che fino all’ultimo – nonostante la malattia – ha sempre pensato più alla serenità dei propri figli che a sé stessa. Ieri mattina si è spenta Concetta Cataleta, conosciuta da amici e parenti come Titti. Aveva 48 anni è stata uccisa un male incurabile.
La piangono il marito Roberto, i figli Francesca e Gianmarco, la madre Giuseppina e il fratello Alessandro, rimasti per mesi al suo fianco fino al momento della fine.
Titti era nata a Taranto nel 1969 e si era trasferita in Veneto all’età di 18 anni per raggiungere le cugine e studiare audiometria presso l’Università di Padova. Durante gli studi, in uno dei tanti viaggi in treno per tornare a casa incontra casualmente sul suo vagone Roberto, militare pugliese anche lui residente a Padova, che diventerà qualche anno più tardi suo marito e fedele compagno di vita.
Dopo la laurea, Titti comincia a lavorare come tecnico di audiometria prima a Trieste e poi di nuovo a Padova tra gli ospedali di Cittadella e Camposampiero. Diventa mamma la prima volta con la nascita della figlia Francesca e poi nel 2003 con il secondogenito Gianmarco.
Residente con la famiglia prima a Rubano e poi a Mestrino inserendosi nella comunità parrocchiale e ha dedicato il suo tempo come catechista. Una donna ricordata sempre sorridente e altruista, benvoluta e circondata da molti affetti e amici. Sostenuta da sempre da una forte fede religiosa, ha affrontato una prima malattia nel 2013. Un male che purtroppo si è ripresentato senza pietà nel giugno dello scorso anno.
Con grande forza d’animo e dignità, Titti ha lottato con tutte le energie sottoponendosi a pesanti cure e delicate operazioni, difficoltà che però non hanno mai scalfito il suo amore per la vita e per la sua famiglia.
Una madre che negli ultimi mesi, nonostante le tante difficoltà fisiche e psicologiche, ha sempre cercato in ogni modo di rassicurare i propri figli sulle sue condizioni, preoccupandosi invece per loro e dispensando a chi la accudiva grandi sorrisi e battute scherzose fino agli ultimi giorni.
I famigliari ringraziano per la gentilezza e la competenza dimostrata da tutto il personale dello Iov di Padova e dell’Ospedale Sant’Antonio dove è stata più volte ricoverata. La malattia ha impedito la donazione degli organi – desiderio che aveva sempre espresso – ma non la donazione delle sue cornee, che in questo modo permetteranno a Titti di aiutare gli altri e continuare a guardare il mondo anche dopo la morte.
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