Michael Haneke spietato e commovente

Vincitore della Palma d’oro (la seconda in quattro anni) all’ultimo Festival di Cannes, il regista austriaco Michael Haneke firma con “Amour” il suo film più “sentimentale”, senza discostarsi dal suo...
Di Marco Contino

Vincitore della Palma d’oro (la seconda in quattro anni) all’ultimo Festival di Cannes, il regista austriaco Michael Haneke firma con “Amour” il suo film più “sentimentale”, senza discostarsi dal suo cinema esteticamente sadico e chirurgicamente freddo. Una storia di amore e devozione tra due raffinati ottantenni insegnanti di musica, George e Anne, improvvisamente sconvolta dalla malattia di lei che si affaccia una mattina a colazione in modo subdolo. Un momento di assenza, poi un ictus. Comincia un lento e doloroso calvario che mina il corpo e spoglia della dignità fino alla scelta estrema che apre il film.

“Amour” è un film commovente (ma senza lacrime) e spietato allo stesso tempo, capace di scavare in profondità nell’animo di George pronto a trasformare il suo amore quotidiano e discreto in gelosa ed esiziale condivisione della sofferenza e della fine. Accanto a lui non vuole nessuno, nemmeno la figlia (Isabelle Huppert). Come in “Funny games” e “Il nastro bianco”, Haneke impregna il film di una tensione fortissima consumata quasi interamente in un appartamento borghese, senza via di scampo, senza uscite di sicurezza.

Semplicemente sublimi le interpretazioni di Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva. Imperdibile.

VOTO: ****

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