MICROSTORIE / Aspettando il pianista delle cinque

PADOVA. Sono le cinque di un pomeriggio qualsiasi nella casa di riposo della Mandria. Qualche ospite si aggira, appoggiato al bastone o in carrozzina, nei dintorni della sala dove c'è il pianoforte; qualcun altro con meno autonomia non arriva fino lì ma tira le orecchie.
Non si sa se è il giorno giusto, uno di quei giorni fortunati in cui arriva quel distinto signore, sui 50 anni, si siede al pianoforte e comincia a suonare.
E le note se ne vanno ad accarezzare uno per uno i presenti, invadono i cuori, rincorrono memorie nude di ricordi senza scatenare l'angoscia di non afferrarla, la memoria. Sciolgono l'anima, quelle note. Beethoven, Bach, Mozart, «E a me dedica sempre le milonga, perché sa che mi piacciono tanto; ma bisogna sentirlo come suona, è un incanto», racconta col sorriso a girotondo un'ospite sui sessanta, giovanissima vista l'età media dei coinquilini. La quale ospite, si muoverà anche in carrozzella, si porterà pure addosso da decenni una cartella clinica da brividi, avrà in sovrappiù avuto una vita non facile ma vola leggera di vitalità, curiosità e divertita voglia di imparare. Un portento.
Fin dall'inizio, fin dal primo giorno, quando le sono arrivate agli orecchi le note del pianoforte, lei si è fiondata ad ascoltare. Un'ora, a volte due di fila.
Quel signore arriva due o tre volte alla settimana: va a suonare per la sua, di mamma, ospite alla Mandria. Un po' alla volta, attorno alle sue dita che con matematica armonia volteggiano sui tasti, le sedie hanno cominciato a riempirsi, le carrozzine ad arrivare.
Una platea di silenziose, spesso assenti presenze calamitate dalla musica viva. Da un pianoforte.
Non è un appuntamento fisso, o se anche il pianista si presentasse in giorni prestabiliti, gli ospiti non lo coglierebbero.
Così in tanti ogni pomeriggio tendono gli orecchi, verso le cinque girellano in zona. In un'attesa senza ansia.
E poi viene il giorno giusto. Lo sgabello, il coperchio si alza sulla tastiera, il pianista attacca. Arrivano altri ospiti con le badanti.
E poi tutti assieme, e ognuno perso per conto proprio, si ritrovano in un leggero altrove, viaggiatori senza bussola né orologio, trasportati dalla magia del pianista delle cinque.
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