Migranti in cucina, a Padova apre nuovo ristorante etnico

PADOVA. Sarà una cucina speciale, dove i sapori delle coste mediterranee del Medioriente e i profumi tipici dell’Asia centrale si fonderanno con la cultura, con le storie e con il desiderio di integrazione. È la cucina del nuovo locale che a fine settembre (come data si parla già del 22) sarà inaugurato in piazza Capitaniato, nei locali che fino a poco tempo fa ospitavano la storica pizzeria “Ai Gemelli”. “Peace&Spice”, questo il nome del nuovo ristorante, che sarà specializzato in quello che è un menù di viaggio, preparato non da cuochi qualunque ma da immigrati e rifugiati che durante il loro percorso verso una nuova vita hanno avuto modo di conoscere le cucine dei luoghi che hanno attraversato.
Si mangerà dunque libanese, siriano, pakistano, afghano, turco. I clienti potranno assaporare i gusti di una cucina etnica autentica, quella tramandata di padre in figlio. A chi ci lavorerà, ossia i migranti dei centri d’accoglienza del territorio, verrà data una nuova e bella opportunità di lavoro.
L’idea di portare a Padova un locale improntato sulla cucina tipica dei paesi dei migranti è di Alì Khan Qualandari, giovane originario dell’Afghanistan, arrivato a sua volta in Italia come profugo. In questi giorni, insieme ai suoi cinque soci, tutti afghani, è impegnato a ristrutturare il locale che tiene ben 100 posti a sedere al suo interno e altri 70 nel plateatico e che sarà dotato di una moderna cucina a vista.
«Sarà un ristorante che racconta la storia dei ragazzi che viaggiano dall’Afghanistan, dalla Grecia o dalla Turchia, verso l’Italia», racconta entusiasta Alì. «Io stesso sono arrivato nel vostro paese come clandestino, passando per l’Iran e il Pakistan. Finché dieci anni fa sono arrivato ad Ancona e ho iniziato la mia nuova vita e il mio nuovo percorso imprenditoriale».
Attraverso questi luoghi però Alì ha imparato ad amare le diverse cucine e a realizzare piatti sempre nuovi adattandosi agli alimenti, alle spezie e alle usanze dei paesi che si trovava di volta in volta a visitare. Sarà lui il cuoco del “Peace&Spice”. Gli altri membri del personale verranno invece “reclutati” attraverso una sorta di concorso. «Faremo due serate dove inviteremo alcuni profughi dei centri d’accoglienza a cucinare il loro piatto migliore. Una giuria valuterà il loro operato e quelli che avranno preparato la pietanza più buona inizieranno a lavorare con noi, prima con uno stage, poi se entrambi ci troviamo bene, in maniera più stabile. In questo modo verrà creato anche un menù di viaggio».
Alì Khan Qualandari insieme ai suoi soci ha già aperto tre ristoranti a Venezia che funzionano allo stesso modo e che danno lavoro ai migranti dei centri d’accoglienza del veneziano. «Il primo l’abbiamo aperto nel 2012, il secondo nel 2014 e l’ultimo quest’anno. Siamo molto contenti di come stanno andando e speriamo davvero con tutto il cuore che questa nostra formula possa piacere anche ai padovani».
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