Migranti, Vigodarzere teme l’invasione

Se il Comune esce dallo Sprar l’ex base missilistica potrebbe ospitarne molti: chiesto un incontro
BELLUCO - FOTO PIRAN - VIGODARZERE - CONSIGLIERI E ASSESSORI NUOVA AMMINISTRAZIONE .SINDACO ADOLFO ZORDAN
BELLUCO - FOTO PIRAN - VIGODARZERE - CONSIGLIERI E ASSESSORI NUOVA AMMINISTRAZIONE .SINDACO ADOLFO ZORDAN

VIGODARZERE. Non ci sono case per gli italiani, ancora meno per i migranti a Vigodarzere e questo, se da un lato costringe il Comune ad alloggiare persone diverse nella medesima dimora pur di non lasciarle in mezzo a una strada, lo fa propendere anche per una recessione dall’accordo Sprar dedicato all’accoglienza dei rifugiati. Una recessione, però, soltanto preannunciata dal sindaco Adolfo Zordan, mai formalizzata nel corso di una Giunta. Eppure, e qui nasce il dilemma, i dieci migranti che gli sarebbe toccato ospitare sono stati già dirottati sei a Cadoneghe (che adesso ne ha 21 e che l’accordo Sprar lo aveva siglato appunto con Vigodarzere) e gli altri quattro a Vigonza. «Sì, ma in nome di che, dal momento che io l’uscita dall’accordo non l’ho mai formalizzata?» si domanda il primo cittadino di Vigodarzere Adolfo Zordan, che attende un colloquio con il viceprefetto per parlare appunto della questione. «Che io abbia annunciato l’intenzione di recedere dallo Sprar è vero, visto che i dieci alloggi privati, che l’amministrazione precedente aveva individuato, sono stati ritirati nel momento in cui c’è stato l’avvio ufficiale del progetto. Nel mio territorio, poi, gli alloggi pubblici ci servono a gestire le esigenze dei nostri concittadini: abbiamo dovuto sistemare insieme una famiglia con una signora in cohousing, facendole quindi vivere nella stessa casa, vista la penuria di abitazioni che abbiamo».

Ma se quasi nessuno li vuole, i migranti, nel proprio territorio e nascono comitati del “no” come funghi, perché un sindaco dovrebbe lamentarsi se i vicini si accollano i suoi profughi? L’adesione, tramite bando, al progetto di accoglienza Sprar fissa, di fatto, un tetto massimo ai migranti che un Comune può accogliere, proporzionale al numero dei residenti: l’addio allo Sprar dà il via pertanto a una sorta di “deregulation” a questo numero limite. E la differenza di persone accolte potrebbe essere abissale. Il timore, a Vigodarzere, è l’ipotetico massiccio arrivo di migranti all’interno dell’ex base missilistica dell’Aeronautica, di recente acquisita dal Comune. Escono dal computo del numero massimo, a dire il vero, tutti gli accordi che la Prefettura sigla direttamente con i privati, come nel caso degli altri migranti presenti a Vigodarzere: 14 in una struttura privata a Tavo, altri 16 a Terraglione. «Trovo però difficile che altri privati facciano accordi simili», ipotizza Zordan, «dal momento che appunto è stata ritirata la disponibilità dei dieci alloggi, individuati inizialmente».

Il Comune attende infine di ottenere l’approvazione a siglare una convenzione con la Prefettura stessa per impiegare i migranti in alcune attività nel territorio.

Cristina Salvato

Argomenti:immigrazione

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