«Mio marito è innocente, ne sono certa»

Parla la moglie di Venuti: «Lo hanno portato via alle 4, lui mi ha detto di stare tranquilla»
Di Alice Ferretti

PADOVA. «Io sono tranquilla perché sono sicura che mio marito in tutto ciò non c’entra nulla». Sono le parole di Alessandra Farina, la moglie del commercialista Paolo Venuti, uno dei tre padovani arrestati nell’ambito dell’inchiesta Mose, che dalla moderna villetta di via Chieti, zona Sacra Famiglia, grida l’innocenza del marito. «Non so neppure perché l’abbiano arrestato. Sono caduta dalle nuvole, ma ho la certezza che Paolo non abbia fatto nulla di male».

Una famiglia completamente all’oscuro dei fatti quella del commercialista padovano, svegliata di soprassalto alle 4 di ieri mattina dalla Guardia di finanza che ha prelevato il capofamiglia per portarlo al carcere Marassi di Genova.

«È successo tutto all’improvviso, l’unica cosa che è riuscito a dirmi mio marito prima di esser portato via è stata: “stai tranquilla”. E io nonostante tutto quello che è successo lo sono. Ho la certezza che verrà fatta chiarezza in breve tempo», ha detto ieri la moglie di Paolo Venuti, mentre i figli erano a scuola.

«Non so quando riuscirò a sentire Paolo. Io cercherò di continuare la vita normale, lo faccio per i miei figli, per rassicurarli. Loro comunque hanno capito la situazione».

Intanto dalle 7.30 del mattino nello studio “Penso & Associati”, dove è socio Venuti, al primo piano di una palazzina di galleria Corner Piscopia 10, a due passi da piazza Insurrezione, la Guardia di finanza è stata impegnata in una lunga perquisizione. I due soci del commercialista e due dipendenti dello studio sono rimasti all’interno dello stabile insieme ai finanzieri, mentre il resto dei dipendenti è stato fatto uscire dall’edificio.

«Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, è stata per tutti una doccia fredda. Il dottor Venuti è un ottimo professionista oltre che una persona squisita, un vero signore. Metterei la mano sul fuoco non solo per lui ma per tutto lo studio», tiene a sottolineare Silvio, da dodici anni portinaio al civico 10 di galleria Corner Piscopia.

Nessuna dichiarazione invece da parte dei dipendenti dello studio di un altro padovano arrestato, il commercialista Francesca Giordano.

In via Trieste 32, in città, dove c’è lo “Studio Giordano Commercialisti”, ieri, c’erano solo i dipendenti, che visibilmente provati dalla situazione non se la sono sentiti di affrontare l’argomento, se non ripetendo: «Non ne sapevamo nulla».

Anche in questo caso a spendere parole di sostegno nei confronti del professionista è la portinaia dell’edificio: «Lo vedo ogni mattina, è una persona distinta che non capisco come possa essere invischiata in questa vicenda».

Il terzo padovano coinvolto nell’inchiesta Mose è l’architetto Danilo Turato, direttore di Tecnostudio Srl in via Aquileia 56, a Mestrino, dove ieri a riguardo è calato il silenzio. «Abbiamo ordine di non parlare dei fatti in cui è coinvolto l’architetto», ha spiegato una dipendente.

Danilo Turato è anche direttore responsabile e caporedattore della rivista dell’Ordine degli Architetti “Architetti Padova”, con sede in piazza Salvemini 20.

Dove ieri mattina, però, non c’era nessuno.

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