Mobbing, 100 nuovi casi l’anno In 6 su 10 sono coinvolte donne

I dati emersi nel convegno promosso a Monselice dal sindacato europeo Labor Il settore più colpito è quello pubblico: «Nel privato si cerca una soluzione»  

MONSELICE Cento nuovi casi di mobbing all’anno nel Padovano. Nel 60% sono coinvolte donne e il 40% si verifica nel settore pubblico e per la maggior parte riguarda impiegati. Questi i dati emersi dal convegno del primo maggio “Mobbing, parliamone assieme. Il disagio lavorativo negli ambienti di lavoro civili e militari”,organizzato a Monselice dal sindacato europeo del lavoro, in collaborazione con il centro antimobbing di Padova e l’associazione Milites.

Negli ultimi dieci anni circa 1000 casi di mobbing nel padovano, si tratta di atti persecutori, demansionamento, isolamento della persona dal contesto lavorativo, vessazioni con ricadute psicologiche devastanti per chi le subisce.

MANCANZA DI NORME

Il dato più preoccupante emerso dai lavori del convegno riguarda in particolare la mancanza di normative e di percorsi definiti per il trattamento del mobbing. «Si tratta di un fenomeno “pantanoso” in cui manca un osservatorio di regia - spiega Barbara Bragante presidente del centro antimobbing di Padova - che possa fornire dati che raccolgano tutte i casi di mobbing fatte dai vari soggetti intercettanti. Manca una rete che possa mettere in atto con un protocollo di lavoro tutte le fattispecie che noi trattiamo. Ciò sarebbe utilissimo perché potrebbe aiutare le associazioni e le persone coinvolte. Padova è un luogo virtuoso rispetto ad altre province, lo Spisal e la nostra associazione funzionano molto bene».

Il settore maggiormente colpito è il pubblico, poiché il privato ha la necessità di chiudere in velocità queste questioni interne perché il dipendente colpito produce un rendimento inferiore del 70% con un conseguente aumento del costo per il datore di lavoro, pari al 180%. «Si capisce perché nel privato si cerchi una soluzione; nel pubblico impiego c’è un “rimpallo” di responsabilità, ed i costi gravano perlopiù sul contribuente» conclude Bragante. Ma ci sono anche militari spiega Maila Venturi - ufficiale psicologo della Marina Militare - «la Marina Militare ad esempio si conforma alle leggi nazionali e quindi, non esistendo ancora una legge specifica sul mobbing, non possiamo fare vere e proprie valutazioni. Le cause per mobbing si fanno anche in ambienti militari, alcune sono state perse altre vinte, molto dipende dalle realtà geografiche, ogni regione gestisce la problematica a sé».

CONOSCERE IL FENOMENO

La soluzione al momento sembra quella di far conoscere il più possibile il fenomeno ed i centri di assistenza psicologica e legale «parlarne, tanto e formare ed informare - conclude Barbara Bagante - sia ai lavoratori che gli imprenditori nell’ottica di migliorare le relazioni. Puoi legiferare quanto vuoi ma si deve concretizzare un percorso culturale nazionale. Bisogna far conoscere il problema, perché chi usa il mobbing penalizza tutti, non solo le persone che lo subiscono, ma anche l’azienda pubblica e privata che ha un calo di produttività e la società che sostiene le spese del malato». —

Giada Zandonà

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