Molesini pigliatutto vince anche il premio Comisso

«Non tutti i bastardi sono di Vienna» trionfa in casa
Andrea Molesini
Andrea Molesini
«Vincere è più bello che partecipare!» dice felice dispensando battute a destra e manca. L'anticonformista Andrea Molesini si è portato via ieri sera anche il Premio Giovanni Comisso per la Narrativa consegnatogli nel Salone dei Trecento a Treviso, bissando il veneziano Campiello e pure il Città di Cuneo. Un asso pigliatutto il suo Non tutti i bastardi sono di Vienna (Sellerio) definito dalla critica «il nuovo Gattopardo». Per la sezione Biografie hanno vinto invece le 720 pagine di Lorenzo Della Chà: Lorenzo da Ponte. Una vita fra musica e letteratura. 1749 - 1838, il tomo sulla vita del librettista di Mozart. Fatalità sono due opere impregnate di trevigianità come il Comisso scrittore del premio, essendo I bastardi ambientati a Refrontolo, vicino a Vittorio Veneto, luogo dove è nato Da Ponte. La kermesse del Premio Comisso ha confermato ancora una volta l'onestà di questo conferimento che conta su una giuria popolare che nulla ha a che vedere con pressioni o influenze di sorta. Tanto è vero che se I bastardi hanno ricevuto 28 voti su 47, ben 14 ne ha ricevuto la giovanissima Viola Di Grado con Settanta acrilico trenta lana, mentre Il riporto dell'argentino Adrian N. Bravi (Nottetempo ed.), ne ha guadagnati cinque, felice di essere arrivato in finale scrivendo in «una lingua ospite, che ancora gli sfugge».  Mentre il suo gustoso e ironico romanzo parla di fuga da sé stessi e della ricerca di nuova identità, Viola Di Grado ha attirato l'attenzione su di sé più con la mise che per il pur tosto Acrilico che parla dei problemi di comunicazione tra madre e figlia e il mondo. Look da dark lady, occhi e rossetto nero, abito lungo di velluto dallo spacco vertiginoso, ha affrontato la platea con un irriverente cerchiello con le orecchiette da gatto. «Indosso quello che scrivo», ha detto semplicemente da fenomeno della scrittura quale è.  C'è da dire che Lorenzo Della Chà si è battuto fino alla fine con Un italiano diverso. Giacomo Matteotti (Longanesi) di Gianpaolo Romanato, ottenendo 22 voti contro 20. E a quanto pare al tomo su Da Ponte ne seguirà un altro: «Dovrei vivere 90 anni come lui per raccontare tutta la sua vita» ha detto Della Chà, mentre Romanato è stato comunque contento di aver parlato della figura così attuale di Matteotti: «E' noto per la morte - ha sottolineato - che non sarebbe stata tale se non fosse stato per la sua vita, vissuta con coraggio, determinazione, spavalderia e consapevolezza di ciò che gli sarebbe spettato». Contento dei suoi 6 voti e di stare a Treviso anche Francesco Meli e il suo Il mio nome è Frank Sinatra, una biografia sulla italianità del grande cantante. Al Comisso è stata presentata la ristampa di Longanesi di Porto d'amore, l'avventura fiumana con D'Annunzio che Comisso scrisse nel 1924 curata dallo scrittore Nico Naldini. A Molesini e Della Chà, oltre al premio in danaro, sono state consegnate due opere artistiche di Simon Benetton in metallo e vetro dal titolo: «La luce del pensiero, vetro che si trasforma in parola».

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