Nei dipinti di Fontanella i tesori della laguna

Al Candiani di Mestre l’antologica del pittore veneziano per celebrare i cent’anni dalla nascita

MESTRE. C’è la laguna Nord con le sue velme, le barene, i ghebi, i prati bagnati che si perdono all’orizzonte, la luce che si riflette sull’acqua immobile. E poi ci sono gli orti sospesi tra terra e laguna, le reti da pesca, le barche ormeggiate, le cavane, i canneti, i casoni e persino la sabbia gialla. Sono scorci di laguna antichi, intatti nonostante il trascorrere del tempo, quelli che l’artista veneziano Toni Fontanella immortala nei suoi dipinti a olio, istantanee di un patrimonio che ancora esiste ma che è sempre più difficile da preservare, uno scrigno che parla di un ecosistema unico al mondo, che le sue pennellate rendono eterno. Ieri al Centro Culturale Candiani di Mestre, è stata inaugurata l’antologica del percorso artistico del pittore veneziano nato nel 1915 e mancato l’anno scorso a 99 anni “Paesaggi dell’assoluto. Il mondo di Toni Fontanella tra barene e terraferma, a cent’anni dalla nascita”: un’esposizione pensata con la famiglia, che ricostruisce e mette assieme oltre 60 opere provenienti per la maggior parte da collezioni private, ideata dal Circolo Tobagi grazie alla collaborazione del Candiani e dell’amministrazione. Una rassegna pittorica pura poesia, che sintetizza nel gioco dei colori e delle ombre l’abbraccio tra la laguna e la città, l’incontro tra l’acqua e la terraferma. Una laguna romantica dai colori tenui, dove le case sono un tutt’uno con l’acqua, le canne, le cavane, le barche, i ponti, tanto che dove inizia l’uno pare finire l’altro. Che ci rimanda a qualche cosa di speciale: spazi verdi, fiori, prati acquatici, oggi sempre più rari. Un viaggio tra il canale degli Alberoni, Punta della Dogana, Pellestrina, Mazzorbo, Burano, persino il mercato di Chioggia e Mestre, con il Canal Salso, non quello di oggi. Ma quello che ricordano i nonni. Grazie alla collaborazione di alcuni di critici del Contemporaneo, tra cui Toni Toniato, Stefano Cecchetto e Giulio Gasparotti, la mostra è anche occasione per un inedito studio sui protagonisti della pittura veneziana e mestrina degli ultimi 40 anni del '900 con una sezione di opere dei più significativi artisti della “Scuola di Burano”. Un appuntamento che vuole storicizzare l’opera pittorica di una figura di snodo del Novecento per evidenziarne valore e caratteristiche che gli sono proprie. «Fontanella - racconta Cecchetto - ha trascorso tutto il secolo delle avanguardie senza assorbirne le contaminazioni, ma mantenendo il proprio stile inalterato. Non si è mai adeguato alla moda. Il tema ricorrente è il paesaggio incontaminato, angoli rimasti inalterati di una Venezia non turistica. Lui amava il silenzio e lo spazio che trasmettevano, come i suoi quadri, che evocano una poetica leopardiana». «Mio padre era timido e schivo», ricorda Luca Fontanella, «la sua era una passione che coltivava nel tempo libero, il cui valore ho imparato ad apprezzare col tempo».

Marta Artico

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