Nell’area della smart city cresce solo il degrado

Bivacchi e spaccio all’interno del cantiere dove doveva sorgere il Botta 2
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-VISIONE AREA VERDE FRONTE HOTEL GALILEO.
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-VISIONE AREA VERDE FRONTE HOTEL GALILEO.
Nell’area dove si vuole far crescere la “città intelligente” per ora aumenta solo il degrado. Sono decenni che l’asse viario, che collega la stazione con la Stanga è diventato il percorso più importante della città in direzione di Venezia. In pratica costituisce la porta est di Padova, che collega il centro con San Lazzaro e Ponte di Brenta. In meno di vent’anni, in via Tommaseo e via Venezia, sono stati costruiti i nuovi padiglioni 7 e 8 della fiera, gli alberghi Mantegna e Galileo, le palazzine direzionali della Svec all’incrocio con via Enrico Berlinguer (il complesso immobiliare della famiglia Bonaiti), il centro direzionale di via Tommaseo, all’incrocio con via Rismondo e, leggermente più all’interno, ossia in via Pescarotto, una serie di nuove sedi universitarie, compreso il Fiore di Botta, dov’è ospitata la nuova facoltà di biologia.


In pratica quella che una volta era una vecchia e malconcia strada, dove c’era anche il mercato ortofrutticolo trasferito negli anni ’90 in corso Stati Uniti, è diventato l’asse viario e dei servizi per eccellenza da e per Venezia-Treviso. Nonostante il radicale cambiamento urbanistico di tutta la zona a ridosso della Stanga, le amministrazioni comunali che si sono succedute non hanno mai messo a punto un progetto di riqualificazione complessiva. Tanto che la parte più a est del percorso che va dalla stazione alla Stanga è stata lasciata nel totale degrado, dopo che è svanito nel nulla il progetto di costruire un’altra sede universitaria all’incrocio con via Pescarotto (il cosiddetto Botta2), sul terreno che ancora oggi è di proprietà di una società, formata dalla Seco che fa riferimento a Leonardo Antonio Cetera, alla Svec del presidente onorario dell’Ance, Pier Domenico Favaro ed alla cooperativa Clea.


Basta fare un giro davanti la facciata posteriore della concessionaria Ceccato Motors o salire all’ultimo piano dell’Hotel Galileo per constatare che l’area, dove una volta c’erano le officine Rizzato, è diventata una foresta dove bivaccano tossicodipendenti e gli spacciatori e dove le condizioni igienico-sanitarie peggiorano mese dopo mese anche perché gli angoli più nascosti sono diventati mini discariche a cielo aperto. Non certo un belvedere anche per le centinaia di universitari che vanno ogni giorno alle lezioni che si tengono nelle aule di biologia. Da tempo, infatti, l’area del cantiere e perfettamente accessibile visto che è stata rotta (appositamente) una parte della recinzione. «Per quanto ci compete, dentro e fuori la fiera, noi stiamo già facendo la nostra parte» osserva Andrea Olivi, presidente di Geo-PadovaFiere «Sarebbe opportuno, però, che anche il Comune potesse avviare, in stretta collaborazione con tutti noi che lavoriamo lungo l’asse stazione-Stanga, un progetto di totale riqualificazione del viale, con il potenziamento dell’illuminazione pubblica e, ad esempio, con il rifacimento dei marciapiedi e delle piste ciclabili, all’interno di un nuovo modello di smart city che porterebbe allo sviluppo dell’intera città, aumentando la sua attrattività».


Così mentre si discute del progetto Padova Soft city e della possibilità di insediare in quest’artea un polo dell’innovazione, il degrado avanza. Secondo il titolare del Galileo e del nuovo SB, che si batte da anni per una reale riqualificazione dell’asse, dalla riqualificazione «ne trarrebbero vantaggi enormi non solo gli alberghi che si trovano lungo il viale, ma anche tutte le altre attività della zona» dice Giorgio Boaretto. «Sarebbe opportuno, in questo senso, potenziare sino a tarda sera anche i collegamenti con i mezzi pubblici».




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