Neonata morta, condannati i genitori

Una figlia morta pochi istanti dopo la nascita, undici anni di processi e una sentenza che lascia senza parole i diretti interessati. Marito e moglie, lunedì in Corte d’Appello a Venezia, sono stati condannati a rifondere le spese processuali per entrambi i gradi di giudizio: una cifra che supera i 40 mila euro. Nessuna responsabilità quindi per i due medici finiti sul banco degli imputati per omicidio colposo: il ginecologo Pietro Vita, 54 anni, di Padova (difeso dagli avvocati Alfredo Zampogna e Diego Bonavina senior), e del collega Franco Pozzati, 59, di Piove di Sacco (assistito dagli avvocati Paola Porzio e Michele Orlando).
La notte del 23 dicembre del 1999 una donna di Pontelongo partorì prematuramente una bimba che morì quasi subito per asfissia provocata dal distacco della placenta e dalla fuoriuscita del liquido amniotico: parto avvenuto con taglio cesareo in Divisione ostetrica a Padova. La neonata era pure affetta da una grave forma di igroma cistico facciale, malformazione che determina un ingombro delle vie aeree e rende difficile l’assorbimento del liquido amniotico. Liquido che, facendo aumentare di volume l’utero, facilitò la rottura placentare: si tratta di una patologia definita dal punto di vista tecnico “polidramnios”. Certo è che né l’igroma né il polidramnios furono individuati dall’ecografia eseguita da Pozzati nel reparto di ostetricia di Piove il 19 novembre, o dalla visita del ginecologo Vita del 22 dicembre.
Tuttavia il professor Secondo Guaschino, consulente del pubblico ministero, escluse che quelle anomalie potessero essere riscontrate non avendo la madre altri sintomi se non un aumento di peso di 8 chili in un mese.
Nel 2006 il primo pronunciamento del tribunale con una assoluzione per i due medici “perché il fatto non sussiste”. Ma la famiglia, assistita dall’avvocato Martinelli del foro di Padova, decise di proseguire con la causa, facendo leva sul fatto che l’aspirante mamma avrebbe dovuto avere la possibilità di usufruire della legge che consente l’aborto in caso di malformazioni.
Il professor Antonino Onnis, nominato consulente per il medico, rilevò una inidoneità gestazionale della donna, che in passato aveva già avuto tre aborti. Il pm Renza Cescon chiese per ben due volte l’archiviazione. La parte civile non si ritenne però soddisfatta e propose il ricorso in Cassazione. A gennaio 2012 il professor Giovanni Battista Nardelli, primario di Ostetricia e Ginecologia, venne incaricato di stendere una nuova perizia, che confermò come le possibilità di sopravvivere per la bambina fossero pari a zero.
Lunedì scorso, alla Corte d’Appello di Venezia, si è celebrato il dibattimento, al termine del quale è stata confermata l’assoluzione per i due medici. La parte civile è stata condannata a pagare tutte le spese processuali.
Enrico Ferro
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