«Non paghiamo perché questa è una beffa»

Avvocato Alberto De Cristofaro, lei segue la ex Bcc Sant’Elena. Come si è arrivati a questo?
«Sgombriamo il campo dagli equivoci. La banca non paga i 105 mila euro non perché non è in grado di farlo ma perché vittima di una sentenza che comporta un ulteriore danno».
Cosa significa?
«La banca vanta un credito di 460 mila euro per un mutuo mai onorato dai titolari della tappezzeria e ora si trova a dover pagare altri 105 mila euro a questi signori. Suona come una beffa».
Lei aveva chiesto la cosiddetta “compensazione”, una sorta di somma algebrica tra crediti e debiti.
«Sì, ma ci è stata negata. Il giudice ha ritenuto che la richiesta di compensazione sia stata fatta nel momento sbagliato».
Partiamo dal principio. Cosa è successo esattamente?
«La tappezzeria è debitore di 460 mila euro in virtù di un mutuo fondiario per l’acquisto del capannone: mutuo stipulato nel 2008. In quel periodo c’era anche un passivo nel conto corrente di 22 mila euro. È partito quindi un decreto ingiuntivo per questo importo, per dare un segnale al cliente moroso evitando di mandarlo in sofferenza. Questo decreto si è concluso con sentenza di condanna della banca per 105 mila euro».
Com’è la situazione attuale, alla luce di questa ipoteca sulla sede centrale dell’ex Bcc Sant’Elena?
«Si parla tanto male delle banche ma in questo caso c’è un istituto di credito che non riavrà mai il mezzo milione finanziato. Ci sono stati anche vari tentativi di vendita di quel capannone ma per il mercato di oggi è invendibile. La cessione del credito agli ex dipendenti è la ciliegina sulla torta di questa storia paradossale che stiamo affrontando». (e.fer.)
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