Offese a Kyenge, torchiato Draghi

MONTAGNANA. Il suo gesto è stato istintivo e quella era una vignetta come tante altre, che si possono trovare in rete e che prendono in giro per peculiarità diverse, Brunetta, Bersani, Bindi o Berlusconi. Ma l’odio razziale qui non c’entra proprio nulla.
È durato due ore è mezza ieri negli uffici della Digos di Padova l'interrogatorio dell'assessore leghista Andrea Draghi (che riveste pure la carica di consigliere provinciale) che è stato sentito dagli agenti su delega del pm Sergio Dini. L'indagine è quella ormai nota che lo vede indagato per diffamazione aggravata sia dal pm che dal procuratore aggiunto Matteo Stuccilli. Il politico montagnanese aveva postato sulla sua pagina Facebook una foto che girava già da settimane in rete (pur senza commentarla) nella quale si offendeva il ministro di colore Cécile Kyenge, mettendola in relazione al famoso spot pubblicitario che ha per protagonista un gorilla con la frase «Dino dammi un crodino».
Gli agenti hanno voluto “pesare” la sua intenzionalità nel postare quella vignetta. Draghi, con a fianco il difensore, l'avvocato Stefano Fratucello, ha assicurato che non c'era, nè la volontà di offendere il ministro, nè quella di diffondere quella vignetta, che - ha assicurato - non ha creato lui. Draghi ha detto ai poliziotti che l'odio razziale non era assolutamente il suo intento. Ma non si è limitato a dirlo. Per dimostrarlo ha raccontato, documentando la sua versione con atti comunali, quanto fatto nel suo impegno politico a Montagnana, a favore degli extracomunitari. Inoltre ha lasciato agli agenti della Digos diverse foto del battesimo del suo bambino, avvenuto nel 2011 ad opera di un sacerdote congolese. Come a dimostrare che se uno è veramente razzista e odia le persone di colore non fa battezzare il proprio figlio, la cosa più preziosa che ha, proprio da un sacerdte di colore. Nessun intento denigratorio insomma, ma una vignetta scaricata quasi per curiosità, cancellata pochi giorni dopo dal suo profilo Facebook. Ora il pm valuterà le sue dichiarazioni e deciderà di conseguenza. Effettivamente navigando su Internet e buttando l’occhio sui profili Facebook di amici o di sconosciuti, le vignette sui politici abbondano. Da quelle che strappano una risata ad altre che sono deliberatamente offensive. A denunciare pubblicamente la foto che faceva bella mostra sul profilo di Draghi era stata l’onorevole Giulia Narduolo del Pd. Uno sgambetto politico.
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