Omicidio Noventa, chiesto un risarcimento da 3,5 milioni

La famiglia della vittima presenta il conto agli imputati. E in aula, dalle intercettazioni, spuntano i nomi di altre due amanti frequentate da Freddy Sorgato durante la relazione con Isabella e la Cacco
Di Cristina Genesin

Senza un corpo. E senza una tomba sulla quale, almeno, versare un lacrima. Ma con una certezza nel cuore: Isabella è stata massacrata e uccisa con premeditazione, poi il suo cadavere è stato fatto definitivamente sparire perché avrebbe “raccontato” quello che è davvero successo. Così ieri davanti al gup padovano Tecla Cesaro, la famiglia della vittima ha presentato il conto, ovvero la richiesta di risarcimento per i tre assassini (presunti, finché non c’è una sentenza): 3 milioni e 300 mila euro (la mamma Ofelia, il fratello Paolo, e le due nipoti tutelati dall’avvocato Gian Mario Balduin) e 150 mila euro l’ex marito Piero Gasparini, assistito dal penalista Ernesto De Toni.

Altre amanti. Isabella era diventata un’ossessione: per Debora che non sopportava di vedere soffrire il fratello invaghito della vittima e temeva spendesse per lei troppo danaro; per Manuela Cacco che vedeva in Isa una rivale in amore; e per Freddy che temeva di essere stato già messo da parte e, invece, avrebbe voluto quella donna tutta per sè. Ma lui era tutt’altro che fedele. Nel periodo in cui frequentava Isabella, oltre alla Cacco, che spesso dormiva a casa di lui (la villetta di Noventa palcoscenico del delitto dove aveva trascorso pure la tragica notte di sangue), il camionista-ballerino si vedeva con altre due donne, sue amanti: una collega di lavoro e un’altra appassionata di ballo, l’una classe 1980 l’altra 1959, già interrogate durante l’inchiesta. Molti gli scambi di sms e le conversazioni intercettati fra loro come ha rilevato nella sua arringa l’avvocato Ernesto De Toni.

Assassini. Il legale non ha usato mezzi termini per definire gli imputati: «Tre assassini che non avrebbero potuto far nulla l’uno senza l’altra e viceversa» perché ognuno di loro ha avuto un ruolo nella pianificazione e messa a punto dell’omicidio di Isabella con piena consapevolezza. Freddy ha coordinato il terzetto diabolico tenendo legata a sé la vittima e predisponendo la trappola; Debora ha materialmente portato a termine l’esecuzione aggredendo con la mazzetta Isabella; infine Cacco ha garantito il supporto ai fratelli con depistaggi e la messinscena (la sfilata notturna davanti alle telecamere del centro storico di Padova, indossando il piumino bianco della vittima per accreditare il suo allontanamento volontario).

Tutti colpevoli. Insomma, tutti colpevoli come sostenuto dal pm Giorgio Falcone che aveva già formulato nella precedente udienza le richieste di condanna (ergastolo per i fratelli Sorgato, 16 anni e 8 mesi per Cacco in quanto ha collaborato). «Il corpo è un corpo che “parla”, ecco perché non lo troveremo mai» ha insistito il legale De Toni, precisando che il ruolo di “capo” spetta a Debora. Nel settembre 2014 quest’ultima telefonò al fratello di Isa (Paolo Noventa) intimandogli che la sorella doveva lasciar perdere Freddy. E minacciandolo («Sennò ci penso io...»). Il legale ha fatto notare l’assenza della Cacco in aula «disinteressata alle richieste della parte civile alla quale non ha mai nemmeno chiesto scusa». Infine il collega Balduin ha pronunciato un ultimo appello agli imputati: «Restituite il corpo di Isabella». Finora, da parte loro, solo un «irrispettoso silenzio». Paolo Noventa ammette: «Il dolore più grande lo sta vivendo nostra madre che si è anche ammalata... Non ha nemmeno un sepolcro sul quale piangere», aggiungendo di non credere alla lettera inviata alla conduttrice tivù Barbara D’Urso. Lettera nella quale Debora “scarica” il fratello tirandosi fuori dal delitto: «Era fasulla... Oggi in aula si sono salutati, tra loro sorrisi... Mancava solo un abbraccio». Di nuovo in aula il 30 maggio. Parola alle difese: l’avvocato Alessandro Menegazzo (difesa Cacco) e poi i legali Luca Motta e Roberto Morachiello (difesa Debora). Altre udienze il 6 e 22 giugno.

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