Ostello in declino persino i profughi lo stanno lasciando

Ci sono stanze inagibili nell’edificio restaurato per il Giubileo I gestori chiedono un confronto con il Comune di Monselice
Monselice, 06.04.2015 Reportage su presunta molestia da parte di profugo a ragazzina al parco Buzzaccarini Nella foto: profughi che sostano nel pomeriggio di fronte all'ostello Venetian Hostel.
Monselice, 06.04.2015 Reportage su presunta molestia da parte di profugo a ragazzina al parco Buzzaccarini Nella foto: profughi che sostano nel pomeriggio di fronte all'ostello Venetian Hostel.

MONSELICE. Conta oltre 90 posti letto, in un bel palazzo cinquecentesco a due passi dal centro, affacciato sulla città ai piedi della Rocca. Con la ripresa della stagione turistica il Venetian Hostel avrebbe dovuto registrare il tutto esaurito. Invece no.

La residenza ristrutturata per il Giubileo del Duemila, per anni in testa alle classifiche dei migliori ostelli europei, fa i conti con numeri modesti, seppur in leggera ripresa, e problemi ormai cronici che incidono sul bilancio e generano un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Da almeno due anni è stata annunciata più volte ma mai avviata sul serio la radicale ristrutturazione dell’edificio, di proprietà del Comune di Monselice. Cinque delle 19 camere sono chiuse a causa di infiltrazioni e umidità, mentre l’impianto di condizionamento non funziona dal 2015. C’è da fare i conti poi con la permanenza di un gruppo di 17 profughi in un’ala dell’edificio, una presenza carica di contraddizioni, che da una parte ha alimentato polemiche a non finire, soprattutto all’esterno, e dall’altra ha permesso di evitare la bancarotta e, forse, la chiusura nei momenti più critici. Ora è stato raggiunto un accordo e per la fine del mese i migranti saranno tutti trasferiti in altre strutture.

Nonostante tutto comunque, gli ospiti italiani e stranieri che si fermano al Venetian Hostel sottolineano per lo più gli aspetti positivi, a partire dal prezzo e dalla location, ma anche la tranquillità delle camere e l’ospitalità. I numeri, però, sono impietosi: nel 2012 i pernottamenti furono 4.500, poi sempre peggio, nel 2015 scesero a 2.900, l’anno dopo appena 1. 800 e nel 2017 poco più di 2.500. «In questa prima metà del 2018 notiamo una ulteriore ripresa, dell’ordine del 15 per cento, ma siamo ben lontani delle 9 mila presenze annue in base alle quali nel 2011 il Comune aveva bandito la gara per la gestione» spiega Francesco Loreggian, presidente della cooperativa Terra di Mezzo, che ha in carico l’ostello fino al 2019. Un compito gravoso il suo, tra la necessità di onorare il contratto d’affitto da 36.200 euro l’anno con il Comune e gestire la delicata questione dell’accoglienza dei migranti con la cooperativa Edeco, la chiacchierata coop dei profughi oggetto di inchieste giudiziarie, con la quale il dialogo non è affatto agevole.

Un tempo Terra di Mezzo era legata a doppio filo proprio con Ecofficina (così si chiamava prima di diventare Edeco), ma negli ultimi anni, con l’uscita di scena dei precedenti amministratori, la situazione è radicalmente cambiata. «Ci troviamo con una pesante e scomoda eredità da gestire» non ha problemi a confermare Loreggian «sinceramente la gestione di questo ostello non rientrerebbe più nelle nostre capacità e nemmeno nella nostra volontà, ma abbiamo un contratto da onorare fino al prossimo anno e cerchiamo di fare del nostro meglio. Quando è cambiata la governance di Terra di Mezzo, tra il 2015 e il 2016, abbiamo faticosamente tentato di dare una svolta cercando un dialogo con il Comune. La struttura non è in condizioni drammatiche ma ormai sono improrogabili alcuni interventi di ristrutturazione, se vogliamo che l’ostello torni nel pieno della sue potenzialità. Il confronto con il Comune è sempre molto faticoso e intermittente, solo una o due volte all’anno siamo riusciti a farci ascoltare. C’è da mettere mano all’impianto idraulico e a quello elettrico, così come alla sistemazione di alcuni intonaci. Ci troviamo a dover affrontare un’altra estate con il condizionatore rotto, questo sì vero motivo di lamentela da parte degli ospiti. Poi abbiamo ancora 5 camere chiuse a causa delle infiltrazioni. A febbraio per due giorni il Comune ha mandato una ditta, che però ha risolto il problema sono in una delle stanze. Le altre dobbiamo tenerle chiuse anche per non rischiare infiltrazioni nella sala colazione e nella centralina elettrica. L’unica concessione ottenuta finora è stata uno sconto di 9 mila euro sul canone d’affitto dello scorso anno, ma già nell’ultimo incontro avuto lo scorso Natale avevo fatto presente che la situazione si era aggravata. Abbiamo chiuso un altro bilancio in perdita e la cooperativa ha dovuto ripianare oltre 20 mila euro, una somma versata direttamente da noi soci lavoratori».

Loreggian vede uno spiraglio per la ripresa e conferma le potenzialità dell’Ostello, ma invoca un confronto approfondito con il Comune e in particolare con il sindaco Lunghi: «Un anno fa ci siamo detti più o meno le stesse cose ma siamo ancora in una situazione di stallo che non giova a nessuno. Bisogna procedere con i lavori, anche chiudendo parte della struttura, poi chiediamo di reimpostare una gestione nuova e vincente, ma concreta e con i piedi per terra. Un aspetto da incrementare è quello del social housing, vale a dire la possibilità di riservare alcune camere alle situazioni di emergenza abitativa. Lo facciamo con Monselice, Este e Padova, senza che questo vada ad interferire con la normale attività».

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