Padova, accusa l’ospedale: «Ho preso la tubercolosi»

Un padovano di 52 anni presenta un esposto in Procura: «Sono stato vittima di pesanti negligenze»

PADOVa. Dopo un ricovero nella Clinica Medica terza dell’Azienda ospedaliera, con una lettera spedita dall’Usl 16 era stato invitato a eseguire un controllo antitubercolare in quanto entrato a contatto con un paziente affetto da Tbc durante la degenza. Controllo che, essendo risultato positivo, lo aveva costretto a sottoporsi a una profilassi. Così C.S., 52enne padovano, ha trasmesso una denuncia-querela alla procura di Padova per verificare eventuali responsabilità. Pesanti le accuse: «Sono stato vittima di gravi negligenze... che hanno determinato, per la scarsa attenzione sanitaria, il mio contagio con la Tbc...». Il caso era già venuto alla ribalta lo scorso febbraio, quando C.S. si era rivolto al Mattino per raccontare la sua vicenda.

Ora è passato alle vie legali. L’11 dicembre scorso era arrivato al Pronto soccorso in coma diabetico e ipotermia. Poi il ricovero nella Clinica Medica Terza «reparto in cui le condizioni igieniche apparivano da subito carenti.... Chiesi al personale di essere spostato e, avendo ricevuto risposta negativa, contro il parere dei medici decisi di chiedere le dimissioni» si legge nell’esposto. Il 9 gennaio una lettera dell’Usl 16 lo informa che, nel periodo di degenza, era entrato in contatto con persona affetta da tubercolosi, il compagno di stanza: «L’Usl mi invitava a eseguire un controllo». Risultando positivo al test Quantiferon, C.S. viene consigliato di sottoporsi a visita pneumologica e il 18 febbraio del mese «venivo sottoposto a ulteriori visite e poi dimesso con una terapia essendo positivo alla Tbc».

Quindi scrive all’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) «per segnalare tutti i problemi che mi stavano creando e lamentarmi delle pessime condizioni del reparto... Sconcertante la risposta... Al contrario di quello che si dice, non sono mai stato ricoverato nel reparto Malattie infettive... Ho contratto la Tbc perché non c’è stata nessuna precauzione nel trattamento di un paziente sospettato di essere portatore della malattia e ricoverato nella mia stanza...».

Il direttore sanitario dell’Azienda, il dottor Gianluigi Scannapieco, replica: «A scopo precauzionale il paziente è stato contattato come tutti coloro che avevano incrociato il malato di Tbc. Non è sconvolgente il fatto che sia risultato positivo al test, molti lo sono: significa che, in una fase della loro vita, sono entrati in contatto con il batterio. Perciò il signore è stato sottoposto a profilassi. Siamo sereni. Quanto al reparto, ammetto che dal punto di vista estetico non sarà il massimo, ma farei attenzione nel parlare di cattiva igiene».

Argomenti:sanità

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova