Padova: amianto nei treni, multa da 13mila euro per i due dirigenti Fs

PADOVA.Quei vagoni non erano da considerarsi un “rifiuto ferroso pericoloso” ma “non pericoloso”. L’amianto c’era ma era in percentuale minima rispetto al totale del peso della carrozza. È questa in sostanza la motivazione che ha spinto il giudice a decidere un’ammenda di 13mila euro ciascuno per i due imputati.
L’udienza “di verifica” è stata aggiornata al 3 maggio prossimo e se la somma sarà pagata tutto sarà estinto. Cade l’accusa penale. Il processo è quello nei confronti di Mario Castaldo e Gianfranco D’Arienzo (difesi dallo studio D’Apote di Bologna), il primo legale rappresentante della divisione Cargo, il secondo dirigente di Trenitalia. Quest’ultima aveva affidato la demolizione ben 4 mila vagoni ferroviari alla ditta Padana Rottami, azienda siderurgica che opera nell'ambito della lavorazione e del commercio di rottami ferrosi con sede operativa a Padova in Riviera Francia 9. Il processo in questione riguarda 8 vagoni i due imputati erano finiti nei guai per gestione di rifiuti non autorizzata e disastro dopo un’indagine avviata dal pubblico ministero Francesco Tonon.
La segnalazione su quel carico era arrivata alla Polfer di Mestre. Le perizie, affidate dalla procura hanno confermato che i vagoni contenevano amianto. La loro demolizione era stata affidata alla Padana Rottami (estranea fin dall’inizio ad ogni accusa) che non avrebbe potuto procedere alle operazioni, in quanto non specializzata nella bonifica da amianto. Inizialmente 16 carri ferroviari vennero messi sotto sequestro: c’era il sospetto - ora certezza - che alcune parti del carrello fossero foderate d’amianto, in particolare la conchiglia della ralla e i pattini di scorrimento del carrello stesso. I vagoni, tutti merci, facevano parte dell’ultimo lotto di un appalto di ben quattromila carri tutti affidati per lo smaltimento alla ditta padovana che, a quanto pare, nulla sapeva della presenza di amianto. E che non avrebbe avuto le attrezzature per affrontare e gestire la presenza del pericoloso minerale. Ma i difensori dei due imputati avevano fato su una norma dell’Unione Europea che non punisce penalmente quando l’amianto è presente in minima parte rispetto al peso totale. —
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