«Padova capitale dell’innovazone con defiscalizzazione e incentivi»

Gianni Potti, presidente di Fondazione Comunica e anima del Digitalmeet, detta le regole di crescita «Il Comune può aiutare le imprese che scelgono di venire qui, poi serve una rete diffusa di servizi»
PADOVA. Incentivi e defiscalizzazioni per le grandi imprese dell’Ict (Information comunication technology) che scelgono Padova come base. E poi proseguire nel percorso dell’infrastrutturazione innovativa della città in collaborazione con tutti gli stakeholder del territorio. È questa la ricetta in due mosse che il presidente della Fondazione Comunica e anima del Digitalmeet, Gianni Potti, insignito del premio Volpato Menato per l’innovazione nei giorni scorsi (nelle due edizioni passate vinto da Luigi Finco e Sergio Stevanato), intravede per fare della candidatura della città a Capitale europea dell’Innovazione un percorso concreto. «In questi anni Padova non è rimasta ferma», spiega Potti. «Gli incubatori d’impresa, gli spazi innovativi di coworking, i fablab, le strutture per il trasferimento tecnologico sono cresciuti in numero e in capacità di essere presenti sul mercato. Il dibattito sulle infrastrutture materiali e immateriali ha prodotto progetti interessantissimi e vede sponde importanti a Palazzo Moroni, in Camera di Commercio, nell’Università e fra le categorie economiche. L’alta formazione vede nell’Ateneo una fucina di talenti che fanno il giro del mondo, le aziende speciali come Promex e Unismart hanno dato ottima prova di sé nel presentare il territorio al mondo e nell’offrire tecnologia al tessuto produttivo locale mentre entro giugno 2018 Padova sarà coperta integralmente da una banda ultralarga ad un gigabite al secondo, fondamentale per lo sviluppo di nuove imprese digitali. Si tratta di elementi preziosi per competere a livello europeo come Capitale dell’Innovazione, magari vincendo al pari di Barcellona nel 2014 e Amsterdam l’anno scorso».


Ma per Potti la candidatura non è solo un modo per vincere un premio, comunque da un milione di euro, né tanto meno un modo per aggiungere un’altra medaglia al palmarés della città. «Le quattro direttive legate alla capacità di sperimentazione, al coinvolgimento nei progetti di una ampia fascia di cittadini, alla capacità di espandere l’attrattività della città e alla misurabilità concreta delle iniziative messe in campo», continua il presidente della Fondazione Comunica, «si configurano come una vera e propria road map utilissima per lo sviluppo di Padova, al di là del premio in sé».


Con queste premesse Potti lancia un tavolo di lavoro per la candidatura di Padova che sia aperto al Comune e alla Camera di Commercio, all’Università e alle categorie economiche. «Ciascuno ha dimostrato nei fatti di avere la capacità e la sensibilità per essere decisivo per il futuro della città», continua Potti. «In questo senso Promex andrebbe sfruttata per fare da catalizzatore internazionale degli investimenti e il Comune potrebbe lavorare per offrire alle grandi aziende innovative che scelgono Padova incentivi burocratici e defiscalizzazioni. L’Università ha i mezzi per fornire capitale umano e innovazione ma pure le categorie hanno la forza al proprio interno di mettere in rete le realtà ad alto tasso di tecnologia già presenti fra i loro associati. Agli incubatori, ai fablab, alle tante start-up del territorio e ai coworking il compito di fornire innovazione, stimoli, prodotti e servizi. Padova non ha bisogno di cattedrali ma di una rete diffusa di servizi e luoghi di innovazione. È di grande interesse il progetto di Università diffusa portata avanti dal rettore Rizzuto. In questo senso l’Hub dell’Innovazione in fiera per ora più chiacchierato che organizzato concretamente, perde di importanza a patto che i luoghi diffusi di sviluppo tecnologico possano essere collegati da una rete di servizi di mobilità smart e digitale efficiente».


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